Corriere 27.5.15
L’estremo tentativo di riacquistare credibilità
di Massimo Franco
C’è da sperare che non sia soltanto un estremo tentativo di riassorbire l’astensionismo in vista delle elezioni regionali di domenica prossima. L’impressione è che per i partiti, però, il tema della corruzione e dei costi della politica stia diventando cruciale. L’allarme che arriva dalle vittorie dei populisti in Spagna e Grecia racconta una storia di strategie sbagliate e di scandali. E il martellamento che in Italia il Movimento 5 Stelle continua contro i«finanziamenti pubblici illegittimi» ai partiti, costringe a reagire: in primo luogo un Pd alle prese con alcuni casi imbarazzanti.
L’appoggio al candidato Vincenzo De Luca in Campania non aiuta la narrativa di Matteo Renzi. La sua condanna in primo grado gli viene rimproverata dagli avversari come una contraddizione. E il sostegno di alcune liste collegate a De Luca nelle quali compaiono personaggi chiacchierati ha portato la commissione Antimafia presieduta da Rosy Bindi, avversaria interna del premier, a indagare. «Con grande chiarezza dico che il Pd nelle sue liste per le Regionali non ha alcun impresentabile», ha dichiarato ieri il presidente del Consiglio.
Sulla candidatura di De Luca, però, il centrodestra non smette di punzecchiare il Pd, con Stefano Caldoro, il governatore uscente, e col capogruppo berlusconiano alla Camera, Renato Brunetta. «La candidatura di De Luca è contro una legge dello Stato», insistono i berlusconiano Renato Brunetta e Stefano Caldoro, governatore uscente in Campania. Alludono a quella che impedirebbe all’esponente del Pd di entrare in carica anche se eletto. Il premier risponde additando la legge anticorruzione appena approvata, dopo molti rinvii e ritocchi, e il «no» del Pdl.
La legge sui partiti presentata ieri dal Pd punta a sfidare «il M5S e gli altri su trasparenza e democrazia». Il tentativo è di regolamentare i finanziamenti alle fondazioni politiche, diventate spesso canali irrituali per dare soldi a correnti e singoli esponenti. Ma si tratta di un’iniziativa che sembra nascere non da una strategia attuata autonomamente dalle forze politiche, quanto dall’allarme lanciato dal presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone.
Cantone ha posto il problema della fine del finanziamento pubblico ai partiti; e fatto capire che il Parlamento «dovrà occuparsi» dei soldi che arrivano ai partiti da privati. Provocano «un po’ di preoccupazione, almeno per quanto riguarda la trasparenza». Il tema va dunque oltre le Regionali di domenica e i cosiddetti «impresentabili». Sta diventando «una priorità», come riconosce il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, perché tra l’altro arma quanti vedono dietro gli sprechi della politica un sistema marcio. Le parole taglienti che papa Francesco scaglia ogni giorno contro i corrotti ne sono la testimonianza più alta.