La Stampa 26.5.15
Atene in retromarcia
“Faremo ogni sforzo per onorare i debiti”
Ma l’Fmi non crede che possa mantenere gli impegni
La Grecia e le elezioni in Spagna penalizzano le Borse
di Tonia Mastrobuoni
«Nella misura in cui saremo in grado di farlo, continueremo a pagare i nostri debiti». Gabriel Sakellaridis, portavoce del governo Tsipras, ha corretto ieri il tiro, dopo che il ministro dell’Interno Nikos Voutsis aveva annunciato domenica che Atene non avrebbe onorato gli impegni di giugno – 1,6 miliardi di euro di rimborsi al Fmi – perché «tutti sanno che non abbiamo i soldi». Una dichiarazione giunta dopo quella della scorsa settimana del capogruppo di Syriza, Nikos Filis, che aveva annunciato che Atene avrebbe dato priorità alle pensioni, ai salari e alla spesa corrente e che dunque non sarebbe stata in grado di pagare i suoi creditori.
Oggi riprendono i colloqui con il Brussels group, ha confermato ieri Sakellaridis. E il responsabile delle Finanze, Yanis Varoufakis ha ammesso che nei primi quattro mesi dell’anno le entrate fiscali hanno subito un crollo di 884 milioni di euro. Alla vigilia dell’incontro di oggi con gli emissari di Fmi, Ue e Bce, l’economista ellenico ha precisato che le distanze maggiori si registrano su questioni fiscali, sulla riforma del mercato del lavoro, sugli obiettivi di avanzo primario. Quanto all’Iva, il Brussels group propone due rate, da 23 e 10%, mentre il governo Tsipras insiste su tre, da 23, 14 e 7%.
In un contributo per il sito di Project Syndicate, Varoufakis ha ribadito che l’accordo è vicino, che l’obiettivo di Atene è raggiungere un’intesa dai «benefici reciproci» con la Ue, il Fmi e la Bce, tuttavia ha aggiunto che «il fattore decisivo» del negoziato «è la questione dell’austerità». Ma i mercati non sembrano crederci un granché e hanno mostrato ieri forti segni di nervosismo. Lo spettro di un default greco ha inflitto una chiusura in rosso alle principali piazze europee: Atene è crollata del 3,11%, ma anche Madrid (-2,2%) ha risentito degli umori cupi da timori di “Grexit”, combinata con l’ansia per il boom della sinistra di Podemos. Ma chiudono in rosso anche Milano (-1,72%), e Parigi (-0,63%), mentre Francoforte e Londra sono rimaste chiusa per festività.
Quanto alle indiscrezioni su un possibile accorpamento delle rate da pagare al Fmi – sono quattro a giugno per un totale di 1,6 miliardi – in modo da guadagnare ulteriore tempo per la trattativa con i creditori, Sakellaridis ha smentito che il premier Tsipras lo abbia chiesto al segretario al Tesoro americano Jack Lew. «Non abbiamo contemplato questa possibilità e il governo greco non la sta studiando». Un’altra indiscrezione, molto più pesante, che il portavoce ed ex candidato sindaco di Atene ha dovuto smentire, è quella di un blocco dei capitali. Nel fine settimana l’esponente di Nea Demokratia ed ex ministra degli Esteri Bakoyannis aveva dichiarato che la Grecia sarà costretta a breve a introdurre un freno all’emorragia dei capitali verso l’estero. «Si tratta di scenari privi di fondamento e maliziosi» ha puntualizzato Sakellaridis: «Non c’è assolutamente nessuna possibilità che decidiamo il blocco dei capitali».
Ma ieri sulla questione del futuro di Atene è intervenuto anche il capoeconomista uscente del Fondo, Olivier Blanchard, gettando un’ombra sulla possibilità che il governo riesca a mantenere gli impegni sull’avanzo primario: «Considerando che le stime più recenti indicano un deficit di bilancio sostanziale, abbiamo bisogno di misure credibili per trasformarlo in un surplus e mantenerlo in futuro», ha detto l’economista francese, aggiungendo che al momento «questo è lontano dall’accadere». Tre settimane fa la Commissione europea ha tagliato le stime di crescita e surplus primario per la Grecia al 2,1% del Pil, contro il 3% del programma concordato in precedenza fra la vecchia Troika e il governo precedente, guidato dal conservatore Samaras. Bruxelles si attende che il surplus di deficit atteso per quest’anno (1,1% del Pil) si trasformi in un deficit del 2,1%, naturalmente a politiche invariate.