Mujica, un marziano a Genova
“Non si fa politica per soldi”
L’ex presidente dell’Uruguay in Liguria sulle tracce degli antenati “I migranti che arrivano in Europa le fanno un favore: la svecchiano”
di Patrizia Albanese
Scorte e lampeggianti? Ma quando mai. Arrivano quasi alla chetichella, in una giornata uggiosa. Non fosse per l’auto dell’ambasciata, che dal porto di Genova ieri mattina li ha discretamente portati fin quassù in Val Fontanabuona, sembrerebbero due turisti normali. Perdipiù con poco bagaglio. Già perché a José Alberto Mujica Cordano e a sua moglie Lucia Topolansky - sposata nel 2005 - non serve poi molto. Sebbene lui, figlio di emigranti liguri, fino al primo marzo fosse l’amatissimo presidente dell’Uruguay, del quale è tutt’ora senatore, al pari della moglie. Che non porta manco un gioiello, neppure la fede dopo le nozze. Pure quelle anomale. In stile col personaggio.
Racconta, Lucia, sua compagna da quarant’anni: «Non mi ha fatto una dichiarazione, ha fatto un annuncio. In televisione, un giorno, ha comunicato che si sarebbe sposato. Io stavo ascoltando in cucina e l’ho saputo così…». Pausa. «Era sicuro che gli avrei detto sì». Sempre al suo fianco. Carcere compreso. Esperienza, che «Pepe» ricorda tranquillo perché gli «ha insegnato tanto» spiega puntandoti addosso gli occhi nerissimi e scintillanti. Sempre con un diktat: «Essere al servizio degli altri, questo è il significato della politica».
Servizio alla società
In Italia, veramente, mica tanto… Tra indagati e corrotti, la politica non appassiona. «Ah, no? È molto triste. E in cosa crede la gente?- domanda stupefatto - Se non si crede nel futuro non c’è niente. L’uomo è un animale politico. Diceva Aristotele, che non può vivere da solo, ma nella società. Tu come faresti senza penna e taccuino? Ci vuole qualcuno che li faccia. E che faccia vestiti, auto... Dipendiamo tutti dalla società. La politica è occuparsi della società e dei diritti». Lei da presidente ogni mese dei suoi 8.900 euro, ne devolveva 8.100 agli uruguaiani.
Qui non va proprio così. Sospira: «La gente che ama troppo i soldi non deve entrare in politica. Che è servizio. È questa la felicità: servire la gente che ha bisogno. La bara non ha tasche per portarsi via i soldi». Lei e Lucia non avete mai abitato il palazzo presidenziale. «È un museo» scandisce mulinando il braccio verso il soffitto in legno dell’Osteria Fonte Bona, tre camere in tutto - e servizi al piano - dove l’ex presidente ha prenotato quindici giorni fa: online. E tanto per capire che in questa vallata è planato un marziano – anzi due – basti dire che il proprietario, Giovanni Bottino, dopo aver preparato il pranzo «a base di affettati, ravioli col tocco e vino “tinto”», ha lasciato amabilmente riposare «Pepe e Lucia». L’ex presidente è sbarcato «in cerca delle radici», della casa dei nonni materni, dopo una sosta a Muxyka, nei Paesi Baschi, terra paterna. Un viaggio-regalo, che dopo la Val Fontanabuona e Genova, porterà la coppia a Roma, dal Papa.
I due mondi
«Vedrò Francesco il 28. È il secondo incontro, con quest’uomo che si è spogliato di tutto». Credente? «No – replica divertito sotto i baffi alla Marquez – Ateo. Per il Cristianesimo la vita è una valle di lacrime. Non sono d’accordo: è bellissima. E il Paradiso è qua, è questa vita. Però, la religione aiuta a morire bene. Voglio parlare al Papa di molte cose. Principalmente della difficoltà d’integrazione tra tutti i Paesi dell’America Latina». Europa e Italia sono alle prese con i migranti e la strage dei barconi. «L’Europa diventerà caffelatte. Una miscela di razze – commenta placido – La soluzione non è combattere, ma andare in Africa ad aiutarli. L’Europa avrebbe dovuto farlo da tempo. Quanta ricchezza s’è presa dalle colonie? Poi li ha mollati… Non è giusto». Abbattere Saddam e Gheddafi? «Un errore enorme. La democrazia non si esporta con la guerra, né si impone. Gheddafi e Saddam tenevano una dittatura paternalista. Ma il Paese teneva. Ora è il caos. Si sta peggio di prima». Come se ne esce? «L’Africa deve farcela da sola. Con molto dolore, certo.
È molto giovane, è cresciuta molto la sua popolazione. Chi arriva in Europa le fa un favore: la svecchia. Lavora e aiuta, lasciandole il plus valore del suo lavoro. L’Ue deve organizzare gli aiuti e al contempo andare in Africa». Normale. Come la sua vita, in realtà straordinaria. Senza sfarzo. Continuando «a impastare la pizza» e coltivando «pomodori, zucchine, fave». Facendo con Lucia «35 bottiglie di conserva, per il sugo di tutto l’anno». Un marziano della politica in camicia e maglione, con un paio di scarpe le stesse «da tre anni, perché in Uruguay le fanno bene». Felice della sua vita? «Se dall’altra parte ci fosse il bancone di un bar, sa cosa direi? Un altro. Identico a questo».