giovedì 21 maggio 2015

La Stampa 21.5.15
La sfida di Xi
“Le religioni siano leali alla Cina”
di Ilaria Maria Sala


Xi Jinping, Presidente cinese, e segretario generale del Partito Comunista, ieri, nel corso di un incontro di Partito di alto livello, ha affermato che le religioni professate in Cina devono essere indipendenti da influenze straniere, ribadendo la necessità che i gruppi religiosi nazionali giurino fedeltà allo Stato cinese. Considerando che la maggior parte delle religioni seguite in Cina – dal buddhismo al cattolicesimo, per non dimenticare l’Islam e il cristianesimo, con l’eccezione del taoismo – sono nate fuori dai confini nazionali, le parole di Xi possono apparire un po’ misteriose.
Ma non fanno altro che ribadire quella che è una caratteristica ormai chiara della Cina di Xi Jinping: ovvero, che il controllo del Partito deve essere ancora più stretto e fermo di prima. Così, mentre la Cina continua il suo viaggio di apertura verso il resto del mondo, e promuove la sua cultura con determinazione con gli Istituti Confucio e investimenti per espandere il proprio «soft power», non vuole che nulla di «straniero» possa influenzare le menti cinesi e portarle a mettere in dubbio la legittimità del Partito. Proprio in questi mesi Pechino ha lanciato campagne per «eliminare le influenze occidentali» dai libri di scuola e dagli insegnamenti universitari. Ora, è il turno delle religioni.