martedì 19 maggio 2015

La Stampa 19.5.15
Approvato il super-preside, stop ai conflitti d’interesse
I dirigenti potranno assumere, ma sono esclusi amici e parenti
di Flavia Amabile


Superpreside sì, ma senza conflitto di interessi, più trasparente e collaborativo. Dopo quattro ore di discussioni, emendamenti da votare, polemiche e divisioni anche all’interno del Pd, l’Aula della Camera ha approvato (con 214 sì 100 no e 10 astenuti) l’articolo 9, quello su cui si temeva qualche sorpresa perché attribuisce ai presidi i poteri di chiamata diretta degli insegnanti. In effetti qualche sorpresa c’è stata, rispetto alla formulazione originaria: i super-presidi potranno effettivamente chiamare i docenti ma un emendamento del M5s approvato con il parere positivo del governo ha in parte ridimensionato la loro sfera di azione: la chiamata potrà avvenire «in assenza di conflitti d’interesse avendo riguardo a possibili collegamenti soggettivi e/o di parentela del dirigente scolastico con i docenti iscritti negli ambiti territoriali». È stato approvato anche un emendamento del Pd per garantire la piena trasparenza delle chiamate assicurando «trasparenza e pubblicità degli incarichi conferiti e dei curricula dei docenti attraverso la pubblicazione sul sito Internet dell’istituzione scolastica».
Il nuovo modello
Per il resto, il preside dell’articolo approvato ieri è molto diverso dalla figura originaria. Può chiamare i docenti secondo un incarico triennale ma rinnovabile. Gli insegnanti verranno scelti tra quelli dell’area territoriale di riferimento sulla base di candidature presentate dai prof. Di fronte a più proposte di incarico è il docente ad avere la facoltà di scegliere. Il preside può effettuare la sua scelta sulla base dei curriculum ma anche attraverso colloqui. Se ci sono professori che non hanno ricevuto o accettato proposte spetta all’Ufficio scolastico regionale provvedere. È anche possibile l’utilizzo di docenti in classi di concorso diverse da quelle per le quali è abilitato purché possegga titoli di studio validi.
Il governo è soddisfatto. «Nuovi strumenti per autonomia, non ci sarà nessun preside-padrone ma un dirigente responsabile e valutato », scrive su Twitter la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini. E il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, sempre su Twitter: «Presidi responsabili autonomia insieme a comunità scolastica». Per nulla convinta l’opposizione ma anche alcuni deputati del Pd. Carlo Galli del Pd, ad esempio, non ha votato l’articolo 9 «per i caratteri verticistici, gerarchici e non esenti da arbitrarietà del dirigente scolastico» che diventa «dominus di una scuola sempre più diseguale». Non ha votato il via libera alla chiamata diretta dei presidi anche un’altra deputata Pd, Barbara Pollastrini. «Per decidere presto e bene saper ascoltare è una virtù. Oggi la ministra ha sciupato un’occasione perché migliorare l’articolo sui dirigenti scolastici non era la concessione a una piazza disinformata e conservatrice ma un semplice atto di saggezza».
Stefano Fassina, che fa parte del Pd ma è su posizioni molto diverse da quelle di Renzi ha presentato un emendamento per eliminare la chiamata diretta. Bocciato ma Fassina ha chiesto le dimissioni della ministra Giannini perché «si rischia di creare una discriminazione tra gli insegnanti per efficientismo. Il provvedimento si basa sulla logica del comando», la ministra dovrebbe lasciare «per ricostruire un clima positivo tra governo e mondo della scuola».