La Stampa 19.5.15
Serracchiani: “Il Pd è la vera sinistra
. Civati e Pastorino sono solo corsari”
Il vicesegretario del partito: “Le Regionali non cambieranno le sorti del Paese”
intervista di Ilario Lombardo
Vicesegretario Debora Serracchiani, ci è andata giù duro con Pippo Civati, definendolo «Bertinotti 2, il ritorno».
«Ho espresso una considerazione sulla sinistra che fa del male a se stessa. Troppe volte invece di rappresentare una soluzione, abbiamo lavorato a complicare lo scenario».
Intanto in Liguria si profila l’ipotesi di una vittoria dimezzata che costringerebbe Raffaella Paita a cercare alleati tra i suoi avversari. Si parla di una riproposizione in chiave locale delle larghe intese, è così?
«Noi intendiamo vincere, e vincere bene. Le alleanze sono una questione che si pongono Civati e Luca Pastorino, perché hanno l’obiettivo di creare instabilità, dividendo la sinistra. È un atteggiamento corsaro della politica che non ci appartiene».
Ma in caso non raggiungeste il premio di maggioranza, a chi vi rivolgereste, al centrodestra o alla sinistra di Pastorino?
«Se ci saranno problemi, ce li porremo il giorno dopo il voto».
Stefano Fassina dice che se fosse ligure voterebbe Pastorino.
«Fassina fa parte del Pd. E penso sia un dovere appoggiare il candidato del proprio partito scelto dalle primarie».
Civati, Fassina e la sinistra del Pd denunciano l’imbarazzo per un partito che si allea con chiunque.
«Il Pd resta saldamente un partito di centrosinistra. Lo dimostrano le politiche sul costo del lavoro, sul welfare e altro. La verità è che siamo l’unico partito a sinistra, mentre a destra assistiamo a una mancanza di tenuta delle forze più rappresentative. È logico, in questo scenario, attirare maggiori consensi. E questo né ci fa paura né lo guardiamo con supponenza come avveniva una volta. La vocazione maggioritaria del Pd è nelle cose. Crediamo che l’etichetta di centrodestra o di centrosinistra non debba essere attribuita da questo o quell’eletto ma dalle politiche che si fanno».
Non pensa che in Campania si sia andato un tantino oltre?
«Non per quanto riguarda le liste Pd. Purtroppo non possiamo dire lo stesso delle liste collegate».
Il partito della Nazione non favorisce il trasformismo?
«Al di là del Pd, c’è un dissolvimento piuttosto importante nell’area di centrodestra. Mentre la Lega si è spostata su posizioni più estremiste. È ovvio che ci sia una confusione, nell’elettorato ma anche in chi fa politica. Ciò non toglie che il Pd ha le idee chiare sulle riforme da portare avanti».
Lei è presidente di una Regione, dica la verità: partendo dal 6 a 1, è una sconfitta se finisse 4 regioni a 3 a favore del Pd?
«Non finirà così. E non diamo per perso nemmeno il Veneto. Ma neanche il 7 a 0 cambierebbe le sorti di questo Paese. Lo faranno le riforme. Riconosco la valenza nazionale di queste elezioni, però non le considero il punto zero della politica. Il cambiamento è in atto da più di un anno, lo dimostrano i gruppi parlamentari che si sono allargati o scomparsi. Ed è così anche a livello locale».
Visto che lei governa in Friuli Venezia Giulia con Sel, perché non tende una mano alla sinistra?
«Io ho un ottimo rapporto con Landini, Vendola, Camusso. E sono convinta che il Pd rappresenti già ampiamente quell’area di sinistra».
A Paita non consiglierebbe di allearsi con Pastorino ?
«A Paita dico: vinci bene».