martedì 19 maggio 2015

La Stampa 19.5.15
Francia, assolti i due poliziotti che infiammarono le banlieues
Nel 2005 la morte di due adolescenti scatenò 21 giorni di proteste
di Leonardo Martinelli


Quella sera morirono due ragazzi, Bouna Traoré e Zyed Benna, 15 e 17 anni: folgorati in una centralina elettrica a pochi metri da casa, mentre fuggivano dai poliziotti che li stavano inseguendo a Clichy-Sous-Bois, periferia Nord-Est di Parigi.
Quella sera, il 27 ottobre 2005, si scatenò la rivolta della banlieue: tre settimane di scontri e incendi. Per la prima volta dai tempi della guerra d’Algeria il governo francese dichiarò lo stato di emergenza.
Nel mirino per dieci anni ci sono stati gli agenti coinvolti in quella operazione: colpevoli di avere spinto i due adolescenti dentro quella cabina? O almeno di non averli salvati?
Ieri il tribunale di Rennes li ha assolti dal reato di omissione di soccorso, l’accusa che pendeva sul loro capo in un processo imbarazzante per tutto il Paese. Si tratta di una sentenza definitiva, almeno a livello penale. E in aula i familiari di Bouna e Zyed hanno gridato: «Non vi perdoneremo mai!».
Scontri nella notte
I timori ieri sera erano di proteste nell’area di Clichy. Una manifestazione è stata organizzata davanti al tribunale di Bobigny e, in tarda serata, si segnalavano violenti scontri con la polizia. Nel 2005 proprio lì erano state incendiate centinaia di auto in un’atmosfera da guerriglia urbana, mentre Nicolas Sarkozy, allora ministro degli Interni, cercava di ristabilire l’ordine, imprecando contro quei giovani, nuova generazione di immigrati africani e del Maghreb, liquidati come «racaille», teppa e niente altro.
Tutto era iniziato da quel fatto di cronaca: alcune volanti si erano messe alle calcagna di un gruppo di ragazzi che avevano appena finito di giocare a pallone. I poliziotti cercavano spacciatori. Li videro inoltrarsi in un boschetto. Da lì in tre saltarono il recinto della centrale elettrica, per nascondersi: le scariche avrebbero ucciso Bouna e Zyed, mentre un terzo amico rimase gravemente ustionato.
Alla sbarra a Rennes c’erano due poliziotti, Sébastien Gaillemin e Stéphanie Klein. Il primo era allora un poliziotto di quartiere, lei addirittura una stagista. Gaillemin via radio disse alla collega, che stava in centrale: «Se quei ragazzi entrano lì dentro la loro vita non varrà molto».
La tragedia arrivò da lì a trenta minuti. Gaillemin ha assicurato di avere verificato per due volte e di non aver visto i ragazzi, che erano nascosti all’interno della cabina: altrimenti «li avrei salvati». Secondo la sentenza, gli agenti non erano a conoscenza di un pericolo «certo e immediato» per Bouna e Zyed. Secondo l’accusa, invece sapevano che i due ragazzi erano in pericolo. La difesa ha invece insistito sul «se» all’inizio della frase, sottolineando che non vi era certezza dell’ingresso dei ragazzi nella centralina.