La Stampa 15.5.15
In Parlamento alla ricerca di un difficile compromesso
di Marcello Sorgi
La riforma della scuola continua ad essere un fronte aperto per il governo, anzi un doppio fronte. Ieri la Camera ha cominciato a discuterne, mentre fuori Montecitorio si moltiplicavano le reazioni all’intervento video di Renzi alla lavagna. A quella dei sindacati e degli insegnanti, che insistono per continuare la trattativa aperta a Palazzo Chigi, s’è aggiunta la resistenza degli studenti, che hanno risposto sul web con filmati-parodia di quello del premier.
Renzi resta intenzionato, se possibile, a evitare un nuovo braccio di ferro alla Camera come quello appena concluso sull’Italicum. Molto dipenderà dall’atteggiamento delle opposizioni, e non a caso il governo ha fatto sapere di non essere orientato a porre la questione di fiducia se il confronto parlamentare non precipiterà verso l’ostruzionismo.
Ma non sarà facile: gli avversari di Renzi, alla vigilia delle elezioni regionali, hanno interesse a mantenere in ebollizione il mondo della scuola, che rappresenta, per il centrosinistra, un tradizionale serbatoio di voti. E Renzi può fare qualche concessione, ma non fino al punto di snaturare la riforma, sulla quale, come usa dire, «ha messo la faccia».
Così, anche se all’interno dei due campi c’è chi cerca un compromesso, i rischi che lo scontro degeneri esistono. E già da oggi si capirà se come altre volte prevarranno.
Altre due questioni aperte sono i rimborsi delle pensioni, dopo la sentenza della Corte costituzionale, e l’immigrazione, dopo la decisione di Bruxelles di procedere a una ripartizione dei profughi tra i Paesi membri dell’Unione e di strutturare una strategia comune per frenare il traffico illecito di migranti.
Sulla prima il ministro dell’Economia Padoan ha assicurato che entro lunedì ci sarà un primo provvedimento che riguarderà i pensionati a reddito più basso e sarà compatibile con l’equilibrio dei conti pubblici chiesto dalla UE. Per la seconda, l’ipotesi di una missione multinazionale a guida italiana incaricata di bloccare i barconi nei porti libici. Rilanciata ieri dal ministro dell’Interno Alfano, incontra molte perplessità.
Anche Prodi, che di Libia ha grande esperienza, intervistato ieri dal Tg3, ha spiegato che con un intervento senza copertura dell’ONU sarebbero forti i «rischi collaterali», cioè la possibilità di fare vittime innocenti.