La Stampa 13,5.15
“Colpire i barconi anche nei porti”
Così la Ue prepara l’azione in Libia
Oggi in discussione a Bruxelles la bozza di intervento per fermare gli scafisti Italia e Grecia esentati dall’obbligo di accogliere i rifugiati da redistribuire
di Marco Zatterin
È il «Giorno M». M come Mediterraneo. Arriva finalmente l’agenda europea per l’Immigrazione che, fra le altre cose, trasforma la missione Triton quasi in Mare Nostrum e propone un sistema di emergenza di quote, per ripartire fra tutti chi arriva vivo sulle nostre coste: sarà obbligatorio, ma non per Italia e Grecia, ai quali - pesante segnale politico - viene riconosciuto di aver fatto già abbastanza. Il comitato militare dell’Ue licenzia in parallelo il Cmc, acronimo che sta «Concetto per la gestione di crisi», la struttura che coordinerà l’azione antiscafisti in Libia una volta avuto il via libera dell’Onu. L’obiettivo è chiaro, a leggere la bozza della decisione che sarà discussa lunedì dai ministri degli Esteri Ue: «Cattura e/o distruzione delle strutture che consento il contrabbando, nelle acque libiche, all’ancora, attraccate o a terra».
La revisione di Dublino
Ci sarà discussione, stamane in Commissione. Il clima è teso al punto che la conferenza stampa sarà convocata con qualche decina di minuti di anticipo. Nessuno sa quanto ci vorrà a portare tutto il collegio - soprattutto i reticenti dell’Est - sulla posizione del presidente Juncker, determinato a inviare ai governi un testo forte. Il documento inviterà il summit dei leader di giugno a decidere sulle quote obbligatorie (l’idea è di 20mila posti che però non saranno quantificati subito) e sull’invio di mezzi per consolidare la missione Triton, per la quale si attende anche la moltiplicazione per tre dei fondi (100 milioni l’anno). Si auspica poi un sistema pilota di accoglienza per i rifugiati (20 mila anime anche qui), e la revisione del regolamento detto di Dublino III per scardinare il principio del «porto più sicuro» che scarica tutti i ripescati direttamente, e solo, in Italia.
Nelle intenzioni della Commissione la parte straordinaria dell’agenda per l’Immigrazione dovrebbe diventare operativa da luglio. È il medesimo obiettivo che si pongono i guardiani della difesa Ue. «Siamo pronti ad accendere i moti il giorno dopo il Consiglio europeo», assicurano. Il Cmc sarà lo strumento al servizio della operazione che vuole andare a colpire al cuore i trafficanti. Si hanno conferme di quanto anticipato su queste pagine, e cioè che il comando sarà italiano. Si fa il nome dell’ammiraglio di divisione Enrico Credendino.
Il suo compito è scritto nelle 30 pagine della decisione che verrà presa in giornata. Il testo, visto da «La Stampa», dà risalto all’esigenza «di un cambio di marcia» nell’affrontare i tragici flussi di migranti, «per ragioni umanitarie e anche per le implicazioni di sicurezza e stabilità nella regione». E ricorda la previsione italiana di febbraio secondo cui «200 mila rifugiati e migranti sono pronti a lasciare la Libia alla volta dell’Europa».
Dal mare e dal cielo
Di qui l’auspicio di «interrompere il modello di business dei trafficanti, con sforzi sistematici per identificare, catturare/sequestrare, e distruggere le barche e le strutture usate» dai contrabbandieri di essere umani». La missione avrà pertanto «un mandato esecutivo» e «potrebbe essere militare e congiunta (navale e aerea)». Si evidenzia che in assenza di accordo dei libici, la sorveglianze e l’azione delle acque non internazionali può avvenire solo con una risoluzione Onu «Capitolo VII», cosa che si va discutendo in queste ore.
L’operazione «dipenderà dalle attività di Intelligence», la cui condivisione «sarà fondamentale». Si porrà «l’alto rischio di danni collaterali» (vittime fra i migrati) e l’esigenza di un quadro per stabilire cosa fare di eventuali criminali arrestati. Le risorse saranno messe a disposizione dagli stati, con Francia, Regno Unito e Italia pronti a salpare. Potranno agire anche a terra, «anche se sarebbe ideale che vi fosse il consenso locale» (non dall’aria, chiedono i russi). Obiettivi: barche, depositi di carburante, strutture di attracco. Più la deterrenza: con le navi da guerra davanti alle sponde dorate della Libia, qualcuno potrebbe desistere. Difficile, ma non si sa mai. Quando si ha il colpo in canna, si finisce per sparare.