La Stampa 10.5.15
Verso il sì dell’Onu alla missione in Libia
La Mogherini domani a New York per la risoluzione antiscafisti: Russia e Cina non si oppongono, ma vietano le missioni dal cielo. Si rafforza il progetto di affidare all’Italia il comando dell’operazione
di M. Zat.
Fino a mercoledì doveva essere una teleconferenza. Poi c’è stata un’accelerata improvvisa e Federica Mogherini, Alto rappresentante europeo per la politica estera, volerà domani a New York per illustrare la strategia “libica” dell’Unione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, su invito della Lituania, presidente di turno dei 28. Ci sono segnali di ottimismo sul fatto che già entro la settimana ci potrebbe essere una risoluzione al Palazzo di Vetro che autorizzi una missione Ue nelle acque nordafricane per fermare i barconi dei trafficanti. Russi e cinesi non ostacolerebbero il progetto che, se approvato, avrebbe probabilmente un comando italiano.
L’idea elaborata dai servizi di Mogherini (con le diplomazie europee) consiste nell’affrontare l’emergenza migranti nel Mediterraneo con una risoluzione ispirata al “Chapter VII” della Carta Onu, strumento che potrebbe autorizzare un’azione di forza per sbaragliare i trafficanti di uomini. «La Russia è pronta a collaborare», ha assicurato ieri il ministri degli Esteri, Paolo Gentiloni, dopo un colloquio con l’omologo Serghiei Lavrov: il Cremlino «capisce quanto per noi sia fondamentale avere una cornice legale per colpire i trafficanti».
Il dialogo
Con Mosca e Pechino dialoganti, la manovra potrebbe ben svilupparsi. «Sei su dieci ci siamo», si sente dire a Bruxelles. Conforta il precedente della risoluzione 1973/2011, quella dell’attacco contro Gheddafi: i due membri permanenti del Consiglio di sicurezza scelsero l’astensione. L’unico vincolo posto dai russi sarebbe quello di non distruggere le barche con attacchi dal cielo. Questo limiterebbe il campo del testo, ma si fa notare che l’intervento giustificato - anche a terra - di militari ha ottime chance di essere consentito.
La risoluzione è in bozza, sono i britannici che reggono la penna. Gentiloni ha affermato che il testo è stato condiviso con i membri Ue del consiglio di sicurezza - i due permanenti (Francia e Regno Unito) più Spagna e Lituania, e sul tavolo degli altri pezzi grossi, tra cui Russia e Cina. E l’importante è che, se si arrivasse a un «Chapter VII», non ci sarebbe bisogno dell’intesa dei libici per entrare nelle loro acque territoriali. Cosa invece necessaria se l’Onu non desse il suo beneplacito.
In parallelo, Mogherini porterà al Consiglio Esteri Ue del 18 maggio la proposta per la creazione di un Cmc, acronimo inglese per «Concetto di gestione di crisi». L’organismo provvederebbe ad allestire la missione euromediterranea senza lanciarla praticamente, cosa che potrebbe avvenire al vertice Ue di fine giugno. Secondo le carte che circolano a Bruxelles, l’Italia dovrebbe poter avere le redini del Cmc, nonché facoltà di proporne comandante e sede (si dice Roma). Regno Unito, Francia e Spagna sono già nella lista dei partecipanti e si ritiene che non dovrebbe essere difficile coinvolgere oltre dieci Paesi.
Il via
Fatto il Cmc, potrebbe intanto girare senza risoluzione Onu. Le navi potrebbero pattugliare le acque internazionali e semmai intervenire su richiesta dei governi libici. Chiuso il testo Onu, potrebbe spingersi sino alla costa. Quando? L’Europa pensa di poter cominciare già all’indomani del Consiglio europeo (27 giugno) e ritiene di non avere bisogno della Nato. Non differentemente dal suo modello, la missione Atalanta antipirateria del Mar Rosso, potrebbero abbordare le navi sospette anche in acque territoriali libiche e distruggere le basi logistiche sulla costa. Detto che non si pensa a truppe di terra, la formula prevede elicotteri e missili, cosa che ai russi non va. Bisognerà negoziare su tutto. Ma su questo un poco di più.