La Repubblica 5.5.15
Capitelli, teste, trionfi.
Il tesoro segreto dei Fori: "Portiamolo alla luce"
Alla scoperta dei depositi accanto alla colonna di Traiano, conservano 15mila reperti. "Vogliamo esporre questi marmi"
di SARA GRATTOGGI
Un tesoro custodito nell'ombra. Oltre le grate e i cancelli che oggi il pubblico sfiora, percorrendo la galleria sotterranea che collega il Foro di Traiano a quello di Cesare, nel nuovo spettacolo itinerante ideato da Piero Angela. È quello conservato nei depositi dei Fori Imperiali: un nucleo di 10-15 mila reperti, per ora invisibili al pubblico, rinvenuti durante gli scavi giubilari e in quelli successivi. Studiati, schedati e riposti sugli scaffali, nelle cantine cinquecentesche del quartiere Alessandrino sopravvissute alla demolizione degli anni Trenta. Dove a ergersi, oggi, sono vere e proprie "colonne" di cassette, in cui si celano splendidi frammenti architettonici e decorativi, perlopiù del Foro di Traiano, ma anche di quelli di Augusto, di Cesare e della Pace.
Il rilievo di una manina, che pare aggrapparsi con le piccole dita sul bordo di un fregio, conquistando la superficie, si fa immagine e metafora del sogno degli archeologi: quello - come spiega Beatrice Pinna Caboni, funzionario dell'ufficio Fori Imperiali della Sovrintendenza capitolina - "di poter arrivare un giorno alla pubblica fruizione, almeno dei reperti più eclatanti, leggibili e meglio conservati". Qualche passo è già stato fatto, proprio in occasione delle passeggiate notturne al Foro di Cesare firmate da Piero Angela e Paco Lanciano.
All'inizio della galleria sotterranea dei Fori Imperiali, ad esempio, sono stati riproposti nel loro contesto originario alcuni frammenti di colonne e lesene del colonnato che chiudeva il Foro di Traiano sul lato meridionale. Mentre più avanti, lungo il percorso ipogeo, viene illuminato un lacerto dello splendido pavimento in marmo del portico occidentale, restaurato con una parte degli incassi della prima edizione dello spettacolo sul "Foro di Augusto". Fondi serviti anche per il restauro dei quattro maestosi "blocchi" poggiati sull'erba all'uscita della galleria, coronamento delle trabeazioni del Tempio di Venere Genitrice, nel Foro di Cesare. E per i pavimenti in opus sectile e opus spicatum della vicina Basilica Argentaria, con gli intonaci scalfiti dagli antichi graffiti con versi dell'Eneide.
Ma per riportare alla luce le meraviglie nascoste del Foro di Traiano e svelarle finalmente al pubblico servirebbe uno spazio ad hoc. E a mostrarlo è Marina Milella del Museo dei Fori Imperiali: siamo a pochi passi dalla Colonna Traiana, nei depositi della Basilica Ulpia e della Biblioteca occidentale. Dove "già negli anni Trenta - racconta Milella - si progettò e si cominciò ad allestire un museo sotterraneo".
Sotto la soletta in cemento - da poco risanata per prevenire le infiltrazioni, con la risistemazione anche dell'aiuola in superficie - il tempo pare essersi fermato. Con gli spezzoni di colonne in marmo grigio egiziano della Basilica Ulpia e quelle bianche della Biblioteca lasciate in posizione di caduta, gli scorci della pavimentazione originaria e i capolavori architettonici e decorativi oggi coperti dalla polvere. A cominciare dall'enorme e maestoso frammento, protetto da un velo
di cellophane, con la Vittoria Tauroctona del fregioarchitrave della Basilica Ulpia. Il più grande oggi conservato, che sarà riprodotto in materiale simile all'originario e usato per l'anastilosi delle colonne della Basilica finanziata dal magnate uzbeco Alisher Usmanov. "L'idea - spiega Milella - è di fare di questi depositi uno spazio visitabile che completi il Museo dei Fori, dove manca una sezione dedicata a quello di Traiano".