Il Sole Domenica 24.5.15
Iper-responsabilizzazione da email e sms
Rispondo dunque sono?
Maurizio Ferraris, “Mobilitazione totale” Laterza
di Anna Li Vigni
«Canto le armi e l’uomo» scrive il poeta. Ed è esattamente ciò di cui parla Maurizio Ferraris in Mobilitazione totale. Il tema è quello dell’umanità odierna e del regime di mobilitazione cui essa è soggetta per mezzo delle ARMI. ARMI, acronimo che sta per «Apparecchi di Registrazione e di Mobilitazione dell’Intenzionalità». Tutti sappiamo cosa significhi ricevere una notifica email in piena notte, quando vorremmo riposare, ma non possiamo resistere a quel misto di senso di colpa e invito alla responsabilità che si genera non appena sentiamo il segnale sonoro del tablet o dello smartphone: quel trillo di sirena tecnologica non è solo una comunicazione, è un invito individuale all’azione che non riusciamo a lasciare inevaso, anche perché ne resta una traccia registrata e dovremo per forza cedere all’ineludibile memento. Il risultato è una condizione di “militarizzazione” della vita dei milioni di «mobilitati», un’incessante certificazione di ordini cui ognuno si sottopone senza difendersi. «Volete una guerra totale, più totale di quanto potreste immaginare?» gridava Goebbels nel 1943. E non è forse una guerra totale questo regime di mobilitazione cui ci sottomettiamo volontariamente, sopportando «un’oggettiva diminuzione di libertà, che non viene contraccambiata da un qualche vantaggio economico e che anzi il più delle volte si trasforma in un lavoro gratuito»? Postmodernità, età del post: 24 ore su 24, utenti bramosi di visibilità condividono sul web qualsiasi cosa – testi, immagini, video – lasciando che il privato sconfini nel pubblico, il riposo nel lavoro, l’amicizia nell’inimicizia. D’altronde, non c’è modo di scomparire dalla rete: anche il dissidente più accanito usa il sistema per postare le sue critiche allo stesso sistema e non potrebbe evitare di farlo, pena un’emarginazione di cui poi si pentirebbe amaramente. Rispondo, dunque sono! Accetto l’incitamento all’azione, perché mi sento responsabilizzato. Ma - osserva Ferraris con la sua consueta lucida ironia – «chi me lo fa fare»?
Un tale regime di iper-responsabilizzazione deriva, in ultima analisi, dalla registrazione. Un tempo, quando i telefoni erano apparecchi immobili e privi di qualsiasi memoria (orale o scritta), chi non veniva raggiunto da una chiamata era libero da ogni impegno morale: oggi, invece, nell’era dell’esplosione della scrittura, «la punta più acuminata della responsabilità si nasconde proprio (…) in un sms inevaso che staziona nel nostro telefonino». Verba volant, scripta manent. Tutto dipende dalla registrazione, una funzione che è solo apparentemente passiva, ma è in verità responsabile della cultura e dello stesso pensiero – la memoria è infatti una forma di “scrittura” interiore. La registrazione sta alla base dell’immenso Archivio Documentale che caratterizza il vero “Capitale” della società mediale. A ogni sollecitazione che riceviamo dalla rete, corrisponde una registrazione della nostra reazione, nonché di tutte le informazioni che ci riguardano e che vanno ad arricchire l’Archivio: una condizione impensabile nell’era ormai della televisione che, per quanto fosse una “cattiva maestra”, poteva comunque essere ignorata. Il web non è solo il luogo in cui si compiono atti e si generano oggetti sociali: esso si identifica con la struttura profonda dalla quale emerge la natura stessa della società in cui viviamo. La rete è la realizzazione storica della «microfisica del potere» di Foucault: un potere che non consiste più nell’esplosione di forza di un ente, bensì nella costituzione di una rete invisibile e capillare di informazioni e interazioni, controllata da un immenso Archivio; tale sistema ci condiziona tramite gli apparati, anche se siamo noi a contribuire a generarlo concedendo a esso la nostra disponibilità assoluta.
Smontando la teoria sociale dell’intenzionalità di Searle, così come le principali tesi costruttiviste, in una prospettiva strettamente ontologica l’autore trae le conclusioni delle premesse teoriche di Ontologia del telefonino, Documentalità, Anima e ipad: insiste sulla condizione di relativa passività e dipendenza dell’individuo umano rispetto all’ambiente ecologico e sociale in cui vive e di cui assume e imita le norme biologiche e culturali. Rispondendo poi alle tesi anti-tecnologiche e spesso apocalittiche mosse dalla critica postmoderna, Ferraris argomenta che la tecnologia non è altro che una seconda natura per l’uomo, essa non è di per sé né buona né cattiva, non esercita un dominio sulla società, ma semplicemente rivela la società a se stessa. La conclusione non è catastrofista. Al contrario, consiste in un invito verso un altro genere di mobilitazione. Un invito a un uso «politico» della cultura, alla promozione di un nuovo umanesimo che sfrutti a proprio vantaggio l’enorme potenziale culturale offerto dal web. Per reagire alla chiamata alle ARMI è necessario comprenderle e rendersi intellettualmente indipendenti da esse. Aiutando, in questo, anche i più giovani: e, a mio avviso, questa è la sfida più grande che la scuola sia trovi ad affrontare. Da qui bisogna partire. Dal motto illuminista Sapere aude!
Maurizio Ferraris, Mobilitazione totale, Laterza, Roma-Bari, pagg. 120,
€ 14,00.