Il Sole Domenica 24.5.15
Teologia
Bonhoeffer agli inizi
di Armando Torno
Dietrich Bonhoeffer, dopo la laurea a Tubinga nel 1927 (ha ventun anni), diventa nel 1928 vicario della Comunità protestante tedesca di Barcellona; si reca quindi a New York (si specializza all’Union Theological Seminary) e nel 1930 è a Londra, dove inizia una corrispondenza epistolare con Gandhi. Conseguirà la libera docenza a Berlino nel 1932, occupando per un paio d’anni la cattedra di teologia. La abbandonerà con l’avvento del nazismo, mettendosi al servizio della Chiesa Confessionale come direttore del seminario clandestino di Finkenwalde. Il suo arresto avverrà nel 1943.
Tra le lezioni che Bonhoeffer tenne nella capitale tedesca nel semestre estivo del 1932, nel corso che si intitolava L’essenza della Chiesa, Nicola Zippel ha tradotto per l’editore Castelvecchi una parte con il titolo Tra Dio e il mondo. Sono state aggiunte due lettere inedite del 1936, spedite a Gerhard Vibrans, dedicate alla riflessione sulla vera natura dell’istituto ecclesiastico. Sono pagine in cui il giovane teologo affronta temi fascinosi quali «Il sacerdozio universale» o «I confini della Chiesa» o il compiersi dell’identità “con” Dio che si fa uomo. Scrive a tal proposito: «Quando l’altro decide di darsi come persona, diventa per me Cristo». La Chiesa è cercata oltre gli stereotipi e le semplificazioni, con intuizioni fulminanti che caratterizzeranno poi la teologia di Bonhoeffer: «Gesù Cristo non è il fondatore della Chiesa. È vero che Gesù, prima della sua morte, ha fondato una comunità, essa però non va in alcun modo identificata con la Chiesa. La si potrebbe chiamare la comunità messianica. Originariamente egli ricerca l’intero Israele».
Il teologo tedesco riconosce in queste pagine le difficoltà della Chiesa di rappresentare in modo degno nel mondo la realtà divina. Con notevole disincanto scrive: «La Chiesa, fattasi mondo, fin dalla sua origine non è mai stata pura. Neppure i primi cristiani! Se lo fosse, si scambierebbe la Chiesa con una comunità religiosa e il Vangelo con l’ideale di un’esperienza vissuta. Il settarismo perfezionista, dalla mistica greca fino a Tolstoj, ha compiuto il tentativo di usurpare il regno di Dio».
Sono pagine che annunciano e contengono non poche idee del forte messaggio di Bonhoeffer: anziché contestare il mondo in nome di Dio, il teologo tedesco preferisce intendere la fede nella contestazione di Dio in nome del mondo, divenuto ormai “maturo”. Con lui si porranno i presupposti per le teologie della secolarizzazione, della rivoluzione, nonché quelli per la teologia della «morte di Dio», ai cui dibattiti non potrà partecipare (verrà impiccato nel 1945). Nel piccolo libro Tra Dio e il mondo, ora tradotto, si trovano inoltre i semi di una concezione che rovescia i molteplici individualismi: «Nessuno vive più per se stesso, né muore più per se stesso. Il singolo vive per e a partire dalla comunità. I merita dei fratelli sono il meritum di Cristo e proprio per questo diventano i miei merita».
Dietrich Bonhoeffer, Tra Dio e il mondo, Castelvecchi, Roma, pagg. 64, € 9,00