venerdì 8 maggio 2015

Il Sole 8.5.15
Il nuovo Governo
Israele, i muscoli della destra al potere
di Ugo Tramballi


Ayelet Shaked, il nuovo ministro della Giustizia d’Israele, è una donna giovane e bella di 39 anni. Ma non è questo che conta in politica. La responsabile di un dicastero fondamentale del nuovo esecutivo molto nazional-religioso, il quarto guidato da Bibi Netanyahu, è convinta che la radio dell’esercito israeliano, la più popolare del paese, faccia programmi troppo di sinistra; che la Corte Suprema debba essere riformata con giudici più “sionisti”. E nel precedente parlamento Ayelet aveva firmato il disegno di legge che vuole impedire il finanziamento dall’estero delle Ngo ritenute di sinistra. Se mai verrà approvata, avvicinerà Israele alla legislazione in materia dell’Egitto dell’ex generale al-Sisi.
Naftali Bennett, il leader di Habayit Hayehudi, il partito di Ayelet e ora alleato “senior” nel nuovo governo Netanyahu, è da sempre il propugnatore di una soluzione muscolosa della questione palestinese. E Uri Ariel, anche lui in quota Habayit Hayehudi, la casa degli ebrei, sarà il nuovo ministro dell’Agricoltura, responsabile anche per le colonie ebraiche nei Territori occupati: le quali, secondo Ariel, dovrebbero ricevere nuovi stanziamenti e moltiplicarsi. È a questo punto legittimo chiedersi che ne sarà del processo di pace con il nuovo governo israeliano, probabilmente il più di destra della storia d’Israele. Un processo in effetti non esiste: l’iniziativa del segretario di Stato americano John Kerry è congelata, se non defunta. Ma americani ed europei contavano di riprenderla subito dopo le elezioni e la formazione del nuovo esecutivo. L’Unione europea è anche pronta ad applicare delle sanzioni economiche: non contro Israele ma verso tutto ciò che viene prodotto nelle colonie dei Territori occupati.
Nel disastro mediorientale attorno e ai confini dello Stato ebraico, la diplomazia occidentale sa di non poter chiedere troppo agli israeliani: nemmeno i governi arabi, preoccupati da altre emergenze, hanno la questione palestinese fra le loro priorità. Il problema, tuttavia, è che ci penserà questo governo a costringere tutti a occuparsene. Perché Habayit Hayehudi e molti del Likud, il partito di Netanyahu, non perderanno l’occasione per fare avanzare la loro agenda nazionalista, per creare sul campo fatti compiuti che rendano impossibile la nascita, un giorno, di uno stato palestinese.
Oltre alla legge sulle Ong, è sospesa in parlamento quella sull’essenza ebraica dello Stato d’Israele: questa natura è evidente a tutti, è la storia d’Israele, la ragione per la quale è nato 67 anni fa, che la rende evidente. Ma il testo alla Knesset snatura la democrazia d’Israele, trasformato in uno Stato razzista verso la minoranza araba, il 20% del paese. Ogni malattia sviluppa degli anticorpi: secondo un sondaggio di ieri, i laburisti prenderebbero più voti del Likud di Netanyahu, se si votasse domani. E la maggioranza parlamentare sulla quale può contare il nuovo esecutivo è solo di 61 seggi su 120.