Il Sole 28.5.15
Antimafia
La commissione si riunirà solo domani e dovrà rendere pubblica la lista prima del silenzio elettorale di sabato
Impresentabili, altri 350 sotto esame
di Roberto Galullo
Numeri al lotto fino a domani sugli impresentabili tra i candidati alle regionali. Parola di Claudio Fava, vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia, che parla di «amore per la cabala e affezione ai numeri» da parte della stampa.
Il giorno dopo la mancata presentazione della lista, pure annunciata dalla presidente Rosy Bindi e le fughe di notizie su 4 candidati pugliesi calate alla stampa con mail dall’interno della Commissione, un solo dato appare certo: l’Ufficio di presidenza non si riunirà fino a domani, giorno in cui il lotto lascerà il posto alla scienza, seppure non esatta, dei candidati impresentabili. Coloro i quali, cioè, contravvengono il codice deontologico di autoregolamentazione dei partiti approvato il 23 settembre 2014.
Alle 19 di ieri uno dei presunti impresentabili, il pugliese Fabio Ladisa in corsa per Michele Emiliano presidente, ha twittato che «l’unico procedimento giudiziario che mi vede coinvolto risale al 2011 e ha per oggetto presunti reati non previsti dal codice di autoregolamentazione né tantomeno dalla legge. A supporto della verità allego la nota redatta dall’avvocato Gaetano Castellaneta e ribadisco la mia piena volontà di essere eletto nella lista dei Popolari con Emiliano. Avanti tutta, è l’ultimo miglio!».
L'elenco arriverà sul filo del traguardo: da sabato, infatti, il silenzio nella propaganda elettorale obbligherà a mettere la sordina alle polemiche. Anche questo aspetto però divide la Commissione bicamerale. Fava al Sole-24 Ore afferma che «sapere i nomi all’ultimo momento o saperli prima non cambia nel giudizio che potranno avere gli elettori e nelle analisi dei partiti. Ero tra coloro che sosteneva la necessità di pubblicare i nomi man mano che uscivano fuori ma ormai è andata così».
Neppure per sogno, replica Francesco D’Uva, capogruppo in Commissione parlamentare del M5S, additato non si sa bene da chi di essere la serpe in seno all'Ufficio di presidenza, «solo perché uso il tablet al posto di carta e penna ma non è colpa mia se appartengo ad un’altra generazione». D’Uva, difesa a parte, insiste sulla «sceneggiata studiata ad arte per volere di tutti i partiti. Un fatto è certo: quel clima di fiducia interno si è rotto e ora sarà tutto più difficile». Già, a cominciare dal fatto che domani l’Ufficio si dovrà riunire in conference call rabberciate o videoconferenze improvvisate visto che tutti sono in campagna elettorale. E dire che quel giorno non sarà uno scherzo recuperare il tempo perso e passare al vaglio i 350 nomi campani (provincia di Napoli esclusa) che ancora mancano all’appello. In queste ore gli uffici della Commissione ricevono le comunicazioni della banca dati della Direzione nazionale antimafia che, però, devono poi passare alle controverifiche: procure, corti di appello, tribunali e Corte di cassazione, per non correre il rischio (come è successo nel passato) di esporre inutilmente alla gogna personaggi pubblici.
La stessa Commissione, imparando da questa esperienza, sta già pensando a come perfezionare le operazioni per il futuro. «Qualunque lista uscirà – afferma Fava – sarà giuridicamente limitata. Ci sono decine e decine di candidati che sono impresentabili e che manifestano elementi di viscosità, continuità, contiguità o prossimità con le mafie, soprattutto nelle elezioni amministrative. Non dimentichiamo che per legge la Commissione deve indagare sul rapporto tra mafia e politica, con particolare riferimento alla selezione dei gruppi dirigenti e delle candidature per le assemblee elettive».
Chissà che questa esperienza non serva anche per riflettere sul fatto che la Dna, che pure ha la banca dati più evoluta, ci mette in media 36 ore per chiudere il cerchio parziale delle informazioni su un candidato e che in Italia non esiste una centrale unica dei carichi pendenti, di quelli giudiziari e dei precedenti di polizia.