sabato 16 maggio 2015

Il Sole 16.5.15
Giustizia. Ma il vicepresidente Legnini difende il Ddl: «Indiscutibile passo in avanti, il parere deve essere ancora discusso e votato
Anticorruzione, critiche della commissione Csm
di Giovanni Negri


Milano «Illogico», «intempestivo», «sconcertante». Riporta indietro le lancette del tempo, ad altre stagioni di conflitto tra politica e magistratura, la reazione della maggioranza di governo al parere del Csm (ancora da votare da parte del plenum) che affronta sì il disegno di legge di riforma del processo penale, ma non risparmia pesanti critiche sui temi oggetto di provvedimenti ormai vicini al varo definitivo. Dalla corruzione, sulla quale l’intervento che verrà approvato definitivamente dalla Camera la prossima settimana è insufficiente, alla prescrizione, per la quale si sollecita il blocco dopo l’esercizio dell’azione penale o, almeno, la condanna di primo grado, alle intercettazioni delle quali non va vietata la pubblicazione per sintesi.
Il testo è stato messo a punto dal Consigliere di Area Piergiorgio Morosini, già segretario di Magistratura democratica, ed è stato approvato all’unanimità in commissione per essere votato in plenum mercoledì prossimo, alla vigilia del via libera finale al disegno di legge anticorruzione. Ne prende però le distanze il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini per il quale il disegno di legge sui reati contro la pubblica amministrazione (che rivede anche il falso in bilancio) rappresenta «un indiscutibile passo avanti».
Nel merito, il parere chiede di affrontare senza timidezze un’emergenza criminale come la corruzione, contro la quale un semplice aumento delle sanzioni non è sufficiente. Servono anche misure sulle pene accessorie, come l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, e interventi premiali per chi collabora. Sotto tiro anche il falso in bilancio, per il quale le sanzioni previste per le società non quotate escludono ilo ricorso alle intercettazioni.
Durissima la reazione dal fronte della maggioranza. David Ermini, responsabile Giustizia del Pd e relatore del disegno di legge anticorruzione, si dice «sorpreso, anzi sconcertato. Il giudizio proposto al vaglio del plenum dalla sesta sezione del Csm è incomprensibile e va in senso contrario a quello espresso da magistrati in prima linea, come Raffaele Cantone e Francesco Greco, e da associazioni autorevoli come Libera e Transparency International». E poi Ermini contrattacca: «Tutti lavoriamo perché questo Paese esca dalla palude, ognuno faccia la sua parte: ad esempio, dal Csm ci aspettiamo solerzia, a quasi un anno dall’approvazione della Legge Madia, nella deliberazione e pubblicazione dei bandi per la copertura degli incarichi direttivi che rimarranno scoperti il 31 dicembre 2015».
Si aggiunge la presidente della commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti che bolla il testo del parere come intempestivo, «visto che le misure anticorruzione diventeranno legge la prossima settimana» e illogico, «visto che accusa il Parlamento di disorganicità, proprio quando stiamo varando una legge organica e di sistema».
Al ministero della Giustizia, nel silenzio di Andrea Orlando, si fa sentire la voce del viceministro Raffaele Costa (Ncd) che agita il bastone: «ogni giorno che passa si rafforza l’esigenza di riformare il Csm. Le invasioni di campo sono solo una sfumatura delle criticità che sono sotto gli occhi di tutti».