Il Manifesto 6.5.15
Ecoreati, il governo si piega ai petrolieri
Di E. Martini
Montecitorio. Cancellata la norma che vietava l’uso dell’«air gun». Il testo torna al Senato. Non è #lavoltabuona. Renzi ci ripensa e gli ambientalisti protestano
Niente tweet stavolta, per Renzi non era #lavoltabuona. E la Camera si adegua. Si aspettava solo il via definitivo: era previsto per il primo pomeriggio di ieri, e l’Italia avrebbe avuto finalmente una legge sugli ecoreati. Ma, come sintetizzano bene Legambiente e Libera, promotrici dell’appello «In nome del popolo inquinato», «a pochi metri dal traguardo il governo cambia idea e, dopo tante rassicurazioni e prese di posizione pubbliche da parte di diversi ministri, sostiene l’emendamento per togliere subito il comma sull’air gun dal ddl e lo rispedisce al Senato, dove ora rischia l’affossamento».
Per le associazioni ambientaliste, per Sel e per il M5S la decisione di sopprimere la norma che vieta la discussa tecnica di ispezione dei fondali marini, utilizzata per sondare la presenza di idrocarburi nel sottosuolo, è una dimostrazione di subalternità ai desiderata delle compagnie petrolifere. Le stesse che hanno bombardato i mari della Sardegna, della Calabria o la costa adriatica.
Ma il governo, rappresentato in Aula dal ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, e dal Guardasigilli Andrea Orlando, respinge le accuse e assicura l’impegno ad approvare «entro maggio in via definitiva al Senato» — anche imponendo la questione di fiducia — un provvedimento che «ha un valore storico per le politiche ambientali». «Si è parlato di poteri forti, non so se resuidino ma so che ci sono interessi legittimi — ha aggiunto Orlando — E oggi siamo davanti a una impostazione ragionevole e condivisa. C’è l’impegno del governo ad approvare questo testo che non piaceva ai cosiddetti padroni, ma ciò non ci ha impedito di andare avanti».
Le polemiche alla Camera sono scoppiate quando, poco dopo le 11 di ieri mattina, appena ripreso l’esame del testo, il relatore di maggioranza Alfredo Bazoli, del Pd, annuncia di non essere d’accordo con il governo che ha appena dato parere favorevole a tre emendamenti che sopprimono il divieto, introdotti al Senato, di utilizzare la tecnica dell’air gun, considerata dal mondo dell’associazionismo ambientalista nefasta per la biologia e l’ecosistema marino. Bazoli convoca la riunione del comitato dei nove (commissione e relatori) ma alla fine si rimette alla decisione della maggioranza che si adegua al parere del governo.
«Avevamo chiesto che non cambiasse #nemmenounavirgola — scrive sul suo blog Pippo Civati — e invece il governo ha deciso di cambiare il testo di una legge avviata quando al governo c’era Letta e che attende una sua definitiva approvazione da più di un anno e mezzo. Alcune cose si blindano, altre si rinviano, a seconda dei diktat che provengono dall’esecutivo». Col voto segreto, l’Aula alla fine approverà l’emendamento abrogativo del divieto con 283 sì, 160 no e 2 astenuti. E a sera, il testo così modificato viene licenziato in seconda lettura dalla Camera con 353 voti favorevoli, 19 no e 34 astenuti. E torna nel pantano del Senato.
Ma il deputato Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente e primo firmatario della proposta di legge non si scoraggia e ripone enorme fiducia sul «forte impegno assunto dal governo per un veloce e definitivo passaggio in Senato» del «provvedimento la cui urgenza è stata significativamente evidenziata dallo stesso capo dello Stato, Mattarella». Sel non ci crede e promette «battaglia, insieme alle associazioni ambientaliste, in difesa del nostro territorio». Greenpeace invece protesta con veemenza: «Il governo Renzi conferma la sua spiccata vocazione di servizio alle compagnie petrolifere». Libera e Legambiente fanno appello al «presidente del Senato, Pietro Grasso, di cui conosciamo bene la sensibilità sul tema della lotta all’ecomafia e alla criminalità ambientale, perché la legge sugli ecoreati sia davvero calendarizzata subito e definitivamente approvata entro il 20 maggio»