il Fatto 15.5.15
Radicali da ridere
Pannella e la grande asta supercazzola
di Stefano Disegni
Tra i radicali ci fu chi pianse quando si seppe che il banditore d’asta sarebbe stato Marco Pannella, per acclamazione entusiasta di tutto il Partito, cioè lui (ratificata la decisione, si alzò in piedi e si fece 7 minuti di applausi commossi). “Fermatelo” implorò una centralinista. “Diglielo te” le fu risposto. Era una piccola asta, un’asticella, comunque una buona idea per rimpolpare le esauste casse del Partito. Piaceva immaginare, a coloro che l’avevano ideata, l’asticella, che quel 13 maggio 2015 sarebbe passato alla storia come un Mini Giorno della Memoria.
Cimeli della gloriosa epopea radicale messi all’asta: chi se li aggiudicava si sarebbe portato a casa tranci di conquiste civili, cartate di diritti umani, confezioni da otto di impegno anticlericale, che a casa sul ripiano avrebbero ricordato ogni giorno all’acquirente il divorzio, l’aborto e la laicità. Ci si faceva conto insomma, sull’asticella. Ma neanche Rita Bernardini avrebbe immaginato di vedere Pannella col martelletto in mano, là in via di Torre Argentina. Già dal primo lotto (una foto del ’92 di Emma Bonino con la permanente vaporosa) la cosa si mise male. “Ancora una volta lo sfascismo democattosinistro della tracotanza di lorsignori di potere dei sepolcri imbiancati” esordì Marco presentando il lotto “dovrebbero aver avuto far pensare ma non consentendo al consueto ballo in maschera nel palazzo dell’ipocrisia partitocratica a ruoli ribaltati ma pur sempre riconoscibili mentre sguazzano nella sicumera del dare per avere manlevandosi al di là di ogni rappresentatività. La laicità.”. A “laicità” seguirono un minuto di silenzio perplesso e un colpo di tosse. Poi qualcuno in fondo chiese “Che cazzo dovemo comprà?” Con rispettosa deferenza un quadro importante del Partito si avvicinò al banditore e disse “Marco, scusa, suggerirei di restare più sul pezzo”. Si fece il vuoto intorno a lui. Nessuno suggerisce a Marco Pannella. Uno che osa suggerire a Marco Pannella è lebbroso, meglio non accostarlo. Mentre, seguito da generale riprovazione obbligatoria, il quadro importante usciva per non tornare più, Pannella disse “Via
alle offerte”. Nessuno fiatò, la foto di Emma Bonino con la permanente restò lì e Pannella passò al secondo lotto, il manifesto di Gandhi per un congresso transnazionale dell’88 con sopra un cazzo disegnato per scherzo da Cicciomessere, un lotto su cui il Partito contava molto per via della riparazione dei condizionatori, data la stagione imminente. Pannella ce la mise tutta per solleticare l’appetito dei compratori. “Sgovernare nell’assecondamento della voracità dell’ammucchiata sfasciocomunista di ritorno con l’apostrofo volutamente transpartitico dell’imbavagliamento secondo deroga anticipata delle convenzioni, ancora una volta lo sfascismo di lorsignori di regime perdere l’amore quando si fa sera quando sopra il viso c’è una ruga che non c’era...” “Il manifesto, Marco, il manifesto...” sussurrò disperato un quadro medio del Partito. Nessuno sussurra a Marco Pannella. Fuori. “...a destra come a sinistra” continuò il banditore “nel bailamme protoparlamentare perverso di ostinate trincee in quanto ma in sostanza malcurate e vaticaniste nel loro dispiegarsi sui bisogni frapposti col doppio dell’ipotenusa. La laicità”. Un quadro welter si alzò, poi ci ripensò e uscì, seguito da metà dei compratori (gli altri dormivano).Pannella si scatenò per suggere capitali freschi per i forzieri radicali. Propose il terzo lotto, un manifesto elettorale della Rosa nel Pugno del 2006, con grande enfasi (giustificatissima, chiunque vedeva quel poster si grattava i coglioni, Bernardini compresa). “Non ci lasceremo ingannare dalla transumanza delle forze in opposizione a Venere nella quinta casa che avremmo avuto dover stato elaborare in un quadro istituzionale malpancista a orologeria avvinghiato alle sue chiuse da cui scorre acqua al comando di chi sappiamo come nei documentari sui ghepardi. La laicità”. Si simulò un black out, il microfono non funzionò più, al buio se la svignarono tutti e l’asta fu spostata su eBay, dove ora potete trovarla. Seguirono otto minuti di applausi. Indovina di chi.