sabato 9 maggio 2015

Corriere 9.5.15
Se la leader della Cgil snobba il candidato Pd
di Antonio Polito


Una volta, almeno, si sapeva che «un pacchetto di Marlboro è di destra, uno di contrabbando è di sinistra» (Giorgio Gaber). Ma ora che nessuno fuma più, non ci si capisce niente. La campagna elettorale per le regionali sta infatti sbriciolando anche quel divisorio in cartongesso tra destra e sinistra che era rimasto in piedi dopo le europee. Se infatti la segretaria della Cgil, cioè il pontefice massimo della sinistra sindacale, dichiara che in Veneto si potrebbe anche annullare la scheda, sempre meglio che lasciarla bianca o votare Alessandra Moretti, vuol dire che non c’è più religione. E, del resto, non ci sarebbe neanche da dispiacersene, visto che la dissoluzione dei confini elettorali viene apertamente auspicata e praticata da numerosi esponenti del Pd.
L’altro giorno Michele Emiliano, quello che nel suo ufficio da pm teneva un poster di Che Guevara, rispondendo su Twitter a un ragazzo che lo accusava di unirsi in Puglia «alle destre», si giustificava così: «Siamo uniti alle persone per bene, il valore della sinistra non è definibile». In Campania, poi, le liste collegate a De Luca, imbottite di cosentiniani, hanno arditamente varcato anche il limite delle «persone per bene», almeno secondo il giudizio di Saviano, il quale sostiene che lì dentro «c’è Gomorra». Anticipando Susanna Camusso, Rosa Russo Iervolino, per due volte sindaco di sinistra di Napoli, aveva già detto al Corriere del Mezzogiorno che se lei abitasse in Campania non voterebbe per il Pd. Il guaio della sinistra è che mentre quelli di destra sembrano sapere benissimo per chi votare ora che non c’è più destra e sinistra (perfino un frequentatore di Predappio è nelle liste di De Luca), quelli di sinistra non sanno che fare. Dovrebbero intonare con Gaber : «Tutti noi ce la prendiamo con la storia, ma io dico che la colpa è nostra».