Corriere 9.5.15
Russia e Cina si piacciono molto (ma non lasciamo che vadano a nozze)
di Guido Santevecchi
È il presidente cinese Xi Jinping il leader più importante che assisterà oggi a Mosca al fianco di Vladimir Putin alla grande parata per i 70 anni dalla vittoria nella Seconda guerra mondiale.
L’assenza dei capi di governo occidentali è colmata anche dai soldati dell’esercito cinese, inviati a marciare spalla a spalla con i compagni russi.
Pechino sta ottenendo armi ad alta tecnologia dai russi: ha acquistato 24 caccia Sukhoi Su-35; sei sistemi missilistici antierei S-400; sottomarini della classe Kalina di nuova generazione. E tra una settimana nove unità navali delle flotte russe e cinese entreranno nel Mediterraneo per manovre congiunte. Ma non ci sono piani per un’alleanza militare formale, resta la memoria della rottura sino-sovietica del 1969. È sicuro però che oggi Xi ammira Putin per il suo decisionismo e la sua energia. I due si piacciono, non perdono occasione per incontrarsi.
Così Cina e Russia firmano decine di accordi commerciali: promettono di portare l’interscambio a 100 miliardi di dollari l’anno; tracciano la mappa della Nuova Via della Seta; cominciano la costruzione di due grandi gasdotti. Putin, isolato in Occidente per l’impresa avventurista in Crimea e Ucraina, ha staccato un assegno da 18 miliardi di dollari per partecipare al fondo strategico dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) al quale Pechino ha già dedicato 41 miliardi: un’altra mossa, dopo la Banca per le infrastrutture a guida cinese, per smarcarsi dal predominio finanziario americano.
Sul fronte economico la Russia è il partner debole di questa nuova solidarietà e Pechino, investendo miliardi negli Stan ex sovietici, dal Kazakhstan all’Uzbekistan, penetra nella periferia dell’ex impero sovietico.
Insomma, Russia e Cina possono essere partner che condividono il letto, ma hanno sogni diversi.
Stati Uniti ed europei debbono stare attenti a non cercare di isolare la Russia e contenere troppo la Cina: potrebbero spingere le due potenze a trasformare l’intesa in un asse strategico.