sabato 30 maggio 2015

Corriere 30.5.15
La spartizione di un impero malato
L’ultima guerra degli ottomani
risponde Sergio Romano


Perché con la fine della Prima guerra mondiale solo Francia e Inghilterra ottennero
il controllo di territori precedentemente appartenenti all’Impero Ottomano (penso si trattasse di colonie che vennero però definiti col termine di «mandati»)? E il Giappone dove combatté? Che cosa ottenne?
Cesare Scotti

Caro Scotti,
La spartizione dell’Impero Ottomano fu la maggiore preoccupazione della Francia e della Gran Bretagna dopo lo scoppio della Grande guerra. Il declino della Sublime Porta era iniziato più di un secolo prima e non vi era stata guerra o crisi, da allora, senza che la Turchia imperiale venisse mutilata nei suoi territori europei e in quelli del Levante a profitto delle altre potenze. Quando i Giovani Turchi, nel 1914, sperarono di arrestare questo ciclo storico entrando in guerra a fianco della Germania, fu chiaro a tutti che una Turchia sconfitta avrebbe perduto tutto ciò che ancora restava del suo impero.
A Parigi e a Londra fu deciso che sarebbe stato opportuno evitare le discussioni del giorno dopo bruciando i tempi e disegnando subito una nuova carta del Medio Oriente. I negoziatori dei due Paesi furono Georges Picot per la Francia e Mark Simes per la Gran Bretagna. Con una lunga trattativa, durata parecchi mesi e conclusa nella primavera del 1916, ciascuno dei due prenotò per sé la parte dell’Impero in cui il suo Paese aveva maggiori interessi. La Francia avrebbe avuto il Libano, la Siria di Damasco e Aleppo, la Cilicia e una parte dell’Armenia; mentre la Gran Bretagna si sarebbe impadronita di una parte della Grande Siria sino al Giordano, della Mesopotamia e di alcune zone della penisola araba sino al Golfo.
La spartizione delle spoglie venne poi parzialmente modificata dalle altre promesse che gli inglesi avevano fatto durante la guerra. Quelle di Lawrence d’Arabia alla famiglia dello Sceriffo hascemita della Mecca non erano compatibili con quelle fatte alla Francia; e gli hascemiti, dopo avere cercato di installarsi a Damasco, dovettero accontentarsi della Mesopotamia e della Transgiordania. Le promesse fatte al movimento sionista di Chaim Weizmann con la Dichiarazione di Balfour (un focolare per gli ebrei in Palestina) erano difficilmente compatibili con quelle fatte agli arabi, e la Gran Bretagna cercò di arbitrare il dissenso assumendo direttamente, con un mandato della Società delle Nazioni, l’amministrazione di una parte della Palestina.
Furono conclusi nel frattempo accordi con la Russia a cui erano stati promessi gli Stretti, nel cuore dell’Impero Ottomano, e altri accrescimenti territoriali lungo le sue frontiere meridionali. Ma la rivoluzione bolscevica, nell’ottobre 1917, estinse il credito russo. Quanto all’Italia, entrata in guerra nel maggio del 1915, non fu inclusa negli accordi per la spartizione delle province arabe dell’Impero Ottomano, ma li riconobbe nel corso di un incontro a Saint Jean de Maurienne, in Savoia, del maggio 1916. In quella occasione le fu riconosciuto il diritto a un’area d’influenza in Anatolia nella zona di Adalia e a Smirne .
Alcuni di questi cambiamenti territoriali durarono sino al secondo dopoguerra, ma altri furono spazzati via da nuovi conflitti. Gli accordi per la spartizione dell’Impero Ottomani furono firmati a Sèvres, nel 1919, da un rappresentante del Sultano. Ma tre anni dopo, il Sultano sarebbe uscito di scena e Kemal Atatütk, fondatore della Repubblica turca, avrebbe rimesso in discussione le clausole concordate precedentemente, fra cui la zona d’influenza italiana. Realisticamente le maggiori potenze capirono che la nuova Turchia sarebbe stata un osso molto più duro del vecchio impero e rinunciarono alle loro pretese.
Due parole infine sul Giappone. Entrò in guerra dopo avere offerto la sua collaborazione alla Gran Bretagna, protesse le linee di navigazione del Pacifico contro le incursioni della flotta tedesca, si impadronì degli arcipelaghi che la Germania aveva conquistato nel secolo precedente, approfittò del conflitto per estendere la sua influenza sulla Cina. Dopo la fine della guerra, infine, ottenne un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza della Società della Nazioni. Era stato promosso al rango di potenza mondiale e si servì del suo nuovo status per partire alla conquista dell’Asia negli anni seguenti.