mercoledì 27 maggio 2015

Corriere 27.5.15
Renzi-Landini asse  inedito contro Camusso
di Maria Teresa Meli


Adesso come adesso li divide tutto. Il Jobs act, la riforma della scuola, le politiche economiche del governo. Ma nonostante le liti degli ultimi tempi, gli alterchi e le reciproche offese, Matteo Renzi e Maurizio Landini sono più simili di quanto possa apparire a un primo sguardo.
Infatti sono entrambi due leader maggioritari, ovvero sia, due leader del nostro tempo. Ed è proprio per questa ragione che, dopo essersi tanto odiati, il presidente del Consiglio che ha un debole per le camicie bianche e il segretario della Fiom che non disdegna le felpe e le maglie della salute potrebbero trovare un comune terreno di confronto e una comune avversaria: Susanna Camusso.
Il campo da gioco dove Renzi e Landini potrebbero sospendere le ostilità e avviare una proficua collaborazione, fornendo l’uno un assist all’altro, e mettendo in difficoltà l’elefantiaca organizzazione della Cgil, è quello della legge sulla rappresentanza sindacale. Su quell’argomento la natura maggioritaria dei due leader potrebbe alla fine prevalere e avere la meglio sulle considerazioni di natura tattica o sui giochetti di interdizione che hanno il respiro corto e mal si addicono a chi racconta di voler «rivoltare il Paese come un calzino» o a chi sostiene che «occorre cambiare la Cgil».
Le idee di Maurizio Landini su quale debba essere la nuova legge sulla rappresentanza sindacale sono di una chiarezza estrema: «I lavoratori e le lavoratrici hanno il diritto di votare i propri contratti e i propri accordi». Nessun fumoso discorso in «sindacalese», ma un messaggio esplicito ai dirigenti delle organizzazioni confederali (e, innanzitutto alla sua, la Cgil,) per far capire che non possono essere loro a decidere passando sopra le teste di coloro che rappresentano.
Come può l’uomo delle primarie, il premier-segretario che ha fatto del rapporto diretto con i cittadini il suo punto di forza, non essere d’accordo con una impostazione del genere? Non può. E infatti il convincimento di Renzi sull’argomento in questione è questo. O, meglio, era, prima che gli eventi lo portassero in rotta di collisione con Landini: «Serve una legge sulla rappresentanza sindacale in sintonia con le richieste della Fiom». In realtà, il premier non ha cambiato opinione, anche se le sue idee, ora come allora, non collimano perfettamente con quelle di Landini. Ma di punti in comune ce ne sono. Come c’è la voglia, da parte di entrambi, di rimuovere le vecchie incrostazioni di un sistema sindacale che non regge più il passo con i tempi.
«La Cgil va riformata. Sta cambiando tutto e deve cambiare anche il sindacato», dice Landini. E per la fine del 2015 Renzi dovrebbe varare la nuova legge sulla rappresentanza. Con buona pace di Susanna Camusso, questa normativa potrebbe portare reciproci vantaggi ai due leader, nel momento in cui decidessero di scrivere un nuovo capitolo della storia dei loro rapporti.