Corriere 21.5.15
Prepariamoci a fare i conti: la Grecia ci costerà molto
di Francesco Daveri
Con il passare dei giorni si sciolgono i dubbi nella partita a scacchi tra Atene e Berlino sul nuovo fallimento della Grecia dopo quelli del 2010 e del 2012. Da Atene arriva la dichiarazione di un rappresentante di Syriza che rivela che senza un accordo con i creditori la Grecia non potrà rimborsare i 300 milioni di euro che nei primi giorni di giugno dovrebbe restituire proprio al Fondo Monetario. Cioè Atene vorrebbe un prestito dall’Fmi per rimborsare un debito in scadenza proprio con la stessa istituzione di Washington.
Di fronte a così sofisticata ingegneria finanziaria la mente vacilla. Sul fronte tedesco il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble fa salire ancora la tensione rispondendo che oggi, a differenza di tre anni fa, non si sentirebbe più di escludere un default della Grecia. Tolti i guanti, tra i contendenti volano gli stracci.
In mezzo ai litiganti c’è l’eurozona che per ora osserva noncurante. Noncuranti sono i suoi mercati finanziari, tranquillizzati dall’ombrello protettivo del programma di acquisti di titoli della Bce, iniziato in marzo e per ora senza una vera data di scadenza. Sostanzialmente noncuranti sono anche i governi degli altri Paesi europei che non hanno nemmeno cominciato a spiegare ai loro elettori qualche spiacevole verità. Una è che, anche senza pensare a scenari apocalittici come quello di un contagio del fallimento da Atene ad altre capitali del Sud Europa, il debito greco non è più poca cosa perché ammonta a 325 miliardi di euro. Una seconda verità è che il debito di Atene non è solo una questione tedesca.
Certo, la Germania è il principale creditore, per circa 60 miliardi di euro, poco meno di un quinto del totale. Ma, se dovesse arrivare, il default greco presenterà un conto salato anche per gli altri Stati dell’eurozona. Per l’Italia, sommando i prestiti bilaterali con le quote di partecipazione dell’Italia nel fondo salva Stati, nella Bce e nel Fondo monetario, si arriva a un’esposizione totale che supera i 40 miliardi di euro. Con questi numeri anche un mancato rimborso parziale implica conseguenze di rilievo. È venuto il momento di abbandonare la noncuranza per fare il possibile: o propiziare un’intesa o prepararsi e individuare il modo per evitare le perdite o assorbirle nel modo meno costoso per il Paese.