Corriere 20.5.15
Le meraviglie del Cirque du Soleil e l’identità culturale di Rai 5
di Aldo Grasso
Rai 5 ha presentato «Delirium», uno dei grandiosi spettacoli del Cirque du Soleil, un concerto fortemente caratterizzato dalla multimedialità (lunedì, ore 21.15). Creato e diretto da Michel Lemieux e Victor Pilon, «Delirium» è una rappresentazione un po’ fuori dallo stile classico del «Cirque», propone un mix all’avanguardia di musica e acrobazie per la festa per gli occhi.
Com’è noto, il «Cirque du Soleil» è un circo canadese caratterizzato dall’assenza di animali in scena. Nella sua lunga storia si è specializzato in mimo, funambolismi, giocoleria, con numeri molto spettacolari che uniscono l’atletismo degli artisti con l’impiego di una scenografia tecnologicamente all’avanguardia. Qui ci troviamo di fronte a un vero e proprio musical. Un merito, dunque, aver trasmesso «Delirium».
Ma perché Rai 5 non è ancora vissuta come la rete culturale della Rai? Perché non è riuscita a trovare una personalità che la renda competitiva, almeno sul piano dell’immagine, con Sky Arte? A fare la differenza, come spesso accade in Italia, è la distanza che separa gli obiettivi dalla loro realizzazione, i nobili princìpi dagli inevitabili compromessi. Quanti direttori ha già avuto Rai 5? Perché sono stati collocati lì, per occuparsi del canale o per altro? Che idea ha Rai 5 di cultura? L’abbondanza di offerte e canali, combinata al passaggio verso la convergenza televisiva, costringe l’industria tv non solo a rafforzare i marchi più forti e a costruire sapientemente brand di prodotto e di rete per fidelizzare il pubblico, ma anche a moltiplicare le modalità di accesso ai programmi (per esempio sul web).
Solo il brand diventa un elemento pienamente riconoscibile (e riconosciuto), una bussola per orientarsi nella complessità di un’offerta, uno strumento di garanzia sulla qualità dei contenuti proposti e di promessa rispetto al soddisfacimento delle necessità del pubblico, o almeno di una sua parte ben definita. Questo manca a Rai 5.