mercoledì 20 maggio 2015

Corriere 20.5.15
Renzi: in Libia solo con l’impegno Onu
Non mando i soldati a farsi sgozzare
di Marco Galluzzo


Il premier in tv: la scuola? Chi vuole prendersela con me lasci in pace la mia famiglia
ROMA «Gli scafisti sono degli schiavisti e noi siamo pronti a intervenire. Ma il problema non sono solo loro». Matteo Renzi ritorna sul possibile intervento in Libia, parla della situazione di crisi politica nel Paese africano, ma soprattutto precisa ancora una volta i confini giuridici di un’eventuale missione, che potrebbe essere guidata proprio dall’Italia: «Io non mando le nostre truppe a farsi sgozzare in Libia senza un impegno della comunità internazionale», dunque senza una risoluzione delle Nazioni Unite, che potrebbe arrivare nelle prossime settimane.
Nel salotto di Porta a Porta il presidente del Consiglio precisa che in ogni caso sono «esclusi» interventi militari di terra in Libia. E assicura, a dispetto delle ipotesi circolate nelle ultime ore, che verrà ripescato il traghetto in cui morirono circa 800 persone alcune settimane fa: «Noi andremo a riprendere quel barcone, quello affondato con la strage di un mese fa, e lo tireremo su. Voglio che tutto il mondo veda quello che è successo. È inaccettabile che qualcuno continui a dire occhio non vede cuore non duole».
Un messaggio diretto anche a quei Paesi europei, come Francia e Spagna, che sulle quote di ripartizione dei profughi che arrivano sulle nostre coste, dopo un primo accordo in sede di Unione europea, ora sembrano rimettere in discussione il principio. Ma il presidente del Consiglio avverte: la Ue ha «affermato che il problema non è solo italiano» e quindi «i Paesi che hanno accettato di mandare le navi devono accettare anche il principio delle quote, che è un principio di solidarietà. Non è che mandano navi e poi li lasciano a Pozzallo». «In questo mese — aggiunge — capiremo se è un accordo serio o se è fuffa».
Oltre alla soddisfazione per alcuni dati economici («l’Italia si è rimesso in moto, caspiterina! Crescono dati, posti di lavoro, prospettive e ottimismo»), resta sullo sfondo la trattativa sulla riforma della scuola e più di un filo di autocritica per come l’esecutivo ha gestito la vicenda : «Non avevo sottovalutato gli insegnanti, ero certo che sulla scuola ci sarebbe stata una manifestazione di piazza fortissima. No, non ho frenato ma non sono stato bravo a comunicare la riforma. L’uomo che non deve chiedere mai è buono per le pubblicità dei profumi, non per un politico. Sulla scuola ho sbagliato io qualcosa nella comunicazione».
Riforma che ha però dei punti fermi che Renzi spera non vengano intaccati in Parlamento: «Lo sappiamo tutti che c’è il professore che ti fa innamorare di una poesia o di Manzoni e quello meno bravo. Io dico premiamo quello più bravo».
E restano anche i contributi alle scuole paritarie: «Se c’è una scuola delle suorine — ha aggiunto — che fa un servizio pubblico, questa scuola non la facciamo chiudere. L’importante è che in quella scuola non ci sia un insegnamento contrario ai valori dello Stato. Una parte delle scuole private sono dei diplomifici. Quelli che non ce la fanno, vanno, pagano e passano. Questo meccanismo non può funzionare. Bisogna che tutte le scuole italiane sappiano che la parola magica è qualità».
C’è anche uno sfogo di natura personale. «Chi ha qualcosa da dire se la prenda con me non con la mia famiglia: mio padre ha ricevuto un avviso di garanzia e per fortuna ne è uscito pulito; mia moglie è sotto i riflettori delle tv da un mese per la riforma della scuola. Fa l’insegnante e merita rispetto come tutti i suoi ragazzi. Chi vuole prendersela con me lo faccia senza mettere in mezzo la mia famiglia».
Poi si discute di pensioni, di tasse e anche delle nuove regole più rigide sui vitalizi: «Se mi dice che i politici hanno diritto alla pensione, dico di sì. Ma questa storia dei vitalizi è insopportabile. Sui vitalizi penso che sia una battaglia sacrosanta. Noi intanto abbiamo bloccato la parte nostra. Io il vitalizio non ce l’ho. Penso poi che sia inaccettabile che ci sia il parlamentare che ha fatto il parlamentare, il consigliere, e il professore e di vitalizi ne prende tre».
Mentre sulle tasse, dopo la novità della dichiarazione precompilata (Bruno Vespa gli contesta che non è affatto semplice come dichiarato dal governo, Renzi ribatte che «l’hanno già fatta in 300 mila»), «il mio sogno è arrivare a pagare le tasse» con un’applicazione sullo smartphone, aggiunge il premier, facendo il gesto di digitare sul proprio telefonino.