Corriere 19.5.15
Insulti alla compagna di classe africana «Tu non puoi prendere un dieci»
Pisa, minacce a sfondo razziale all’Istituto tecnico. Il preside: l’autore rischia la bocciatura
di Marco Gasperetti
PISA Cinque lettere infilate nel diario e una scritta sul banco. Frasi odiose, nelle quali il peggior razzismo si mescola con l’invidia. «Non si è mai visto una negra che prende 10 in Diritto», si legge in una delle anonime missive indirizzate a una ragazzina di 14 anni di origini senegalesi, primo anno di un istituto tecnico di Pisa, bravissima. «Quando mia figlia ha ricevuto l’ultimo messaggio ho deciso che dovevo fare qualcosa e sono andato dai carabinieri a fare denuncia — dice il padre, operaio, da 15 anni in città —. Una cosa del genere non era mai accaduta, mia figlia ci è rimasta male». Lei, la «bimba» (come si dice in questa parte di Toscana), scuota la testa. È mortificata, però non si arrende. «Voglio diventare avvocato e non è solo un sogno. Supererò gli ostacoli», spiega con inconfondibile accento toscano.
I professori della ragazzina dicono che è tra le migliori della scuola. E dicono pure di sospettare che i responsabili del gesto siamo alcuni compagni che alla studentessa hanno anche strappato i libri e un quaderno di appunti. Ci sono sospetti e i carabinieri stanno indagando, sono in corso perizie calligrafiche. Alcune lettere sono state scritte a mano, altre con il computer, e la sensazione è che i responsabili, forse due, abbiano le ore contate. Rischiano accuse pesanti e un processo. «Rischiano una bocciatura sonora — annuncia il preside —. Lo prevede il regolamento e non avrò remore a firmare il provvedimento se saranno ritenuti colpevoli. Trovo inqualificabile un comportamento simile. L’invidia è già un sentimento deleterio e se ad essa si somma il razzismo si rischia un vero cortocircuito».
Un’altra lettera nascosta nel diario è indirizzata a tutta la famiglia della «bimba»: «Quando ve ne tornate al vostro cazzo di Paese?». La ragazzina l’ha letta durante una lezione e si è commossa. A un’amica ha confessato: «Questo è il mio Paese. Non possono offendermi così». Eppure, secondo Matar Ndiaye, presidente della comunità senegalese di Pisa (la seconda in città, con 3 mila presenze, dopo quella dei magrebini) ciò che accaduto nell’Istituto tecnico non un episodio isolato. «Succede spesso, purtroppo — spiega Ndyaye —. I bambini di immigrati subiscono insulti razzisti e violenze morali. Accade anche ai bambini adottati. Credo che dobbiamo lavorare molto».
Solidarietà alla famiglia della ragazzina e indignazione per «i vergognosi episodi di razzismo» è stata espressa da esponenti del centrosinistra pisano. La Cgil parla di «frutti avvelenati di una campagna xenofoba che ha toccato anche Pisa».