mercoledì 13 maggio 2015

Corriere 13.5.15
La controffensiva di Palazzo Chigi che alla Corte costituzionale vuol fare eleggere un fedelissimo
di Francesco Verderami


ROMA I timori della Corte sono fondati. Renzi ha messo nel mirino la Consulta e punta a far eleggere dal Parlamento un giudice costituzionale che sia un fedelissimo di stretta osservanza: «Almeno mi avviserà per tempo quando penseranno di scrivere un’altra sentenza da venti miliardi». Oltre a cercare i soldi per le pensioni, si capisce che il premier stia cercando anche di recuperare la serenità perduta dopo quello che a suo giudizio è stato un verdetto «a orologeria» di chiara natura «politica». Nonostante le spiegazioni ricevute, infatti, il leader del Pd continua a non credere alle coincidenze, non si capacita che una sentenza così delicata sia stata tenuta riservata per quasi due mesi e pubblicata poi «nel giorno più caldo: tra l’approvazione dell’Italicum e lo sciopero della scuola». È da quel giorno che tra il serio e il faceto continua a chiedere al ministro dell’Economia: «Ma non possiamo tagliare i fondi alla Corte per recuperare i soldi da dare ai pensionati?».
Da quel giorno Renzi ha dovuto cambiare verso, costretto a giocare sulla difensiva. Ieri è stato persino costretto ad annunciare che lo Stato non potrà restituire «tutto a tutti», men che meno «subito». In piena campagna elettorale non è una buona notizia da dare a cinque milioni e mezzo di pensionati che sono in attesa. Ma il premier deve prepararli alla brutta notizia: al momento opportuno il governo si farà infatti scudo degli «impegni assunti con l’Europa» per annunciare che non potrà sforare i parametri. E il gioco al massimo ribasso sui rimborsi servirà per ridurre l’impatto sui bilanci pubblici degli anni a venire. Con le urne in avvicinamento sono dunque chiare le ragioni che spingono Renzi a rallentare il varo del decreto. L’obiettivo è posticiparlo dopo le Regionali, e ogni occasione sarà utile a prendere tempo. Questa settimana non se ne parla e all’inizio della prossima, martedì sera, Padoan sarà chiamato a riferire davanti alle commissioni Bilancio e Lavoro di Camera e Senato, riunite in seduta congiunta...
Per una volta Renzi non va veloce, anche se l’offensiva dei suoi avversari lo ha costretto a scoprirsi, perché — come sostiene il democrat Rosato — «doveva iniziare a fermare la pressione del fronte degli irresponsabili, nelle cui file militano anche quanti votarono il decreto Monti». Di sicuro il dirigente renziano faceva riferimento agli esponenti di Forza Italia, ma l’allusione forse comprendeva i compagni dell’opposizione interna, impegnati nell’attacco al premier. Non è dato sapere fino a che punto si estenderà il conflitto nel Pd, né quali saranno le conseguenze. È certo però che la scorsa settimana il vice segretario Guerini ha affrontato il tema con il bersaniano D’Attorre: «State facendo un errore a scommettere contro Renzi. Perché dopo di lui non ci sareste voi, ci sarebbe Grillo».
Il punto è che la sentenza della Consulta non solo ha prodotto un’emergenza economica, ma ha messo anche in difficoltà politica il presidente del Consiglio, colto in contropiede proprio mentre stava per dispiegare la sua strategia mediatica: dopo l’approvazione dell’Italicum, Renzi avrebbe voluto sfruttare il rush finale della campagna elettorale per ricomporre lo sbrego a sinistra. A questo serviva il rilancio sul conflitto d’interessi, l’appoggio al taglio dei vitalizi per i parlamentari condannati, e anche l’idea di far approvare prima delle urne le norme anti-corruzione. Invece la bomba pensionistica ha fatto da innesco alla reazione di quel mondo di sinistra salito sulle barricate contro la riforma scolastica. Non è un caso che il premier — nei suoi ragionamenti — metta in relazione la data di pubblicazione della sentenza costituzionale con il giorno dello sciopero della scuola: lui che voleva coprirsi a sinistra, si è trovato con quel fianco scoperto a causa della Consulta.
Ma il buco di bilancio da colmare resta un dettaglio. Perché — nonostante oggi l’Istat annunci l’uscita dalla recessione dell’Italia — resta da risolvere il problema della crescita, che è molto lenta rispetto agli altri Paesi europei. «E allora — secondo l’Ncd Cicchitto — se Renzi vuol fare Renzi, deve finalmente rompere gli indugi e avere il coraggio di ridurre la spesa pubblica, in modo da ridurre il carico fiscale sulle imprese. Solo così avremo la ripartenza. Il resto sono armi di distrazione di massa».