Corriere 13.5.15
Da Ovadia a Camilleri
Quella nuova sinistra tra gaffes e ripicche
di Pierluigi Battista
Un consiglio a chi volesse temerariamente accingersi alla formazione di nuove aggregazioni elettorali alla sinistra della sinistra del Pd: evitare gli inciampi, gli errori, le gaffes, gli incidenti, le piccinerie che hanno contrassegnato le avventure della sfortunata Lista Tsipras. L’ultima scena è il seggio di Barbara Spinelli al Parlamento europeo che resta alla Spinelli anche se ha deciso di lasciare il gruppo Tsipras e anche se aveva promesso che, una volta eletta, avrebbe lasciato a qualcun altro il seggio. Promessa non mantenuta. Ma cosa è stato mantenuto del progetto iniziale che prendeva il nome dal messia greco di una sinistra vincente e combattiva, capace di scalfire la sinistra accomodante e troppo moderata e troppo vincolata alle politiche della finanza europea? Era all’inizio un nutrito e prestigioso gruppo di intellettuali che si mettevano insieme per un listone di sicuro successo assieme al più tradizionale e vendoliano Sel: Moni Ovadia, Barbara Spinelli, Paolo Flores d’Arcais, Andrea Camilleri. Poi, improvvisamente, Camilleri e Flores d’Arcais hanno dato forfait, lasciando intuire fratture insanabili, anche se non si è mai chiarito in che consistessero esattamente. Poi defezioni, arretramenti, contrasti. A un certo punto, a corto di ossigeno e constatando che i media non erano più disposti a trattare la Lista Tsipras come una clamorosa e vincente novità, venne un’idea alla portavoce Paola Bacchiddu: farsi riprendere in bikini per conquistare qualche pagina dei giornali, per infrangere il muro del silenzio. Ma l’ala accigliata della lista, severa, custode dell’integrità etica della nazione, considerò quel gesto come un sacrilegio. Si scontrarono due modi di vedere le cose e il mondo. La lista perse la sua compattezza. Le appartenenze tradizionali riprendevano il sopravvento. Le elezioni furono un mezzo disastro, ma il risultato fu un disastro totale quando la neoeletta Spinelli decise di tenersi il seggio al Parlamento europeo sottraendolo a Sel, che si inalberò assai. Ora si parla di nuove aggregazioni, di «coalizioni sociali». Sarebbe il caso di prendere lezioni dalla vicenda Tsipras per capire quello che «non» si deve assolutamente fare per trasformare un’avventura avvincente in un epilogo grottesco, con gli intellettuali che scappano e le forze politiche che si pentono. Per non finire in un pianto. Greco.