mercoledì 13 maggio 2015

Corriere 13.5.15
Fassina
Il «ribelle» vicino all’addio: «Situazione insostenibile»
di Al. T.


ROMA «La situazione è insostenibile. Ormai credo che siamo arrivati a un punto di rottura sostanzialmente irreversibile. E la riforma della scuola è un elemento decisivo». Se non è un addio, quello di Stefano Fassina, tra gli esponenti più critici del Pd, gli somiglia molto. Dopo l’abbandono di Pippo Civati, il deputato spiega che «sta riflettendo seriamente» sulla sua situazione nel partito. Riflessione che «sto facendo insieme ad altri». Già, perché il suo obiettivo è — preso atto di una situazione di incompatibilità con la linea del partito — quello di riuscire a costruire un progetto alternativo al renzismo. Un piano che stenta a decollare ma che comunque non può declinarsi in un addio individuale. La decisione sembra insomma imminente: «Ma per ora sono concentrato nel tentativo di correggere l’intervento sulla scuola», spiega. Matteo Renzi non si straccia le vesti: «Se Fassina se ne va è un problema suo, non mio». Parole che vengono
commentate in modo duro da diversi esponenti. Anche da Roberto Speranza, che ha cercato di ricucire le posizioni prima di passare all’opposizione totale con il no alla fiducia: «Renzi sbaglia su Fassina. Non è un problema solo suo se uno come lui ha dubbi sul Pd. È un problema di tutto il partito». Gianni Cuperlo è ancora più diretto: «Se personalità come Cofferati e Civati se ne vanno e Fassina sta riflettendo, allora il problema è del leader del partito e nostro, non certo suo». Durissimo l’altro dissidente più critico nel partito, considerato tra i possibili a dare l’addio insieme a Fassina, Alfredo D’Attorre: «L’arroganza di Renzi è preoccupante e un po’ imbarazzante».
Una tensione che ha suggerito a Renzi di rinviare la nomina del nuovo capogruppo alla Camera, successore di Roberto Speranza. Troppo pericoloso andare al voto segreto (basta la richiesta di un deputato) su un nome come quello di Ettore Rosato, che fino a ieri sembrava il più probabile e che però rischiava di essere impallinato, a pochi giorni dalle Regionali. Tutto rinviato a dopo il voto, dunque, e lì si giocherà anche con altri nomi: tra quelli che circolano, ci sono Lorenzo Guerini, Enzo Amendola e Andrea Martella. Non è escluso che Renzi voglia mettere mano nello stesso tempo a più partite: non solo il nuovo capogruppo, ma anche il ministro per gli Affari regionali e il viceministro per le Attività produttive, che sono ancora vacanti.