Corriere 11.5.15
Tony Blair fustiga il Labour «Torni un partito centrista»
E scatta la corsa al vertice
di Fabio Cavalera
LONDRA Per otto lunghi anni, il partito laburista ha provato a cancellare le tracce di Tony Blair e del «blairismo». Ma, virando troppo a sinistra per archiviare quella stagione, ha subito due pesanti umiliazioni elettorali.
Adesso, che è alla disperata ricerca di una nuova identità e di una nuova linea, le carte si rimescolano. E il laburismo della «terza via», che conquistò i moderati, abbandona l’esilio e torna a farsi sentire, rivendicando la necessità di riprendere quel percorso politico interrotto il 27 giugno 2007, quando proprio Tony Blair fu spinto ad abbandonare Downing Street per obbedire al patto di avvicendamento con Gordon Brown.
«La rotta è al centro». Oltre i confini della sinistra e della destra. Sembrava che fosse diventato un corpo estraneo al partito. Ha taciuto, stando fuori dai giochi. Ora che ai laburisti serve un leader forte, Tony Blair entra nel contesto della successione a Ed Miliband e scrive sull’ Observer il suo manifesto per la rinascita.
Il centro, spiega, è lo spazio elettorale che «le politiche progressiste devono occupare per governare il futuro». Il progetto laburista vince se comprendiamo «che vanno cercate nuove alleanze per coinvolgere sia chi è dentro sia chi è al di fuori della nostra comunità («tribe», nel testo originale)», che oltrepassando gli steccati tradizionali «ci rivolgiamo tanto al mondo che gestisce il business quanto al mondo del lavoro», le «hard working families». La ricchezza e il benessere sono un bene da condividere, non possono essere «soltanto l’oggetto di campagne sulle ingiustizie che la macroeconomia genera».
Tony Blair disegna «un partito della compassione e della solidarietà». Ma «anche un partito delle ambizioni e delle aspirazioni». Perché le «famiglie che lavorano» vogliono sapere «che attraverso il duro lavoro e gli sforzi sono messe nelle condizione di crescere» e «nella condizione di raggiungere il benessere», non che «noi non lo tolleriamo», che non tolleriamo la ricchezza.
Progressisti. Ma meno di sinistra e più di centro. Il laburismo di Blair non tradisce il welfare e le politiche sociali ma è consapevole che «il cittadino non crede a uno Stato onnipresente», crede semmai «a un governo che sia dalla sua parte e che gli consegni ciò di cui ha bisogno». Un laburismo aperto, non costruito sui dogmi. E contrario al nazionalismo esasperato (messaggio agli indipendentisti scozzesi) in quanto il nazionalismo è «un’ideologia reazionaria mascherata da progressismo».
Il ritorno di Tony Blair è il ritorno del New Labour, il laburismo della «terza via» che trionfò dal 1997 per tre legislature. L’ala centrista del partito riprende la parola mentre comincia la corsa per eleggere l’erede di Ed Miliband. Contemporaneamente all’articolo di Tony Blair sull’ Observer , negli studi della Bbc è riapparso Lord Mandelson, che fu tra gli ideologi del «blairismo»: «Ed Miliband ha compiuto un errore terribile scavando la fossa al New Labour». E, per fare capire quanto la posta in gioco sia ora importante nella scelta della nuova guida, è andato alla carica contro il sistema di selezione e scelta del leader, un sistema che regala al sindacato (la sinistra) un potere di condizionamento decisivo: «Occorre impedire che i capi del sindacato abusino della loro posizione», che siano determinanti come lo furono nel 2010, bocciando David Miliband (fratello di Ed), sostenuto allora da Blair, oggi in isolamento volontario negli Stati Uniti.
Il laburismo in crisi ha bisogno di programmi, di idee e di un nuovo vertice. Tre sono ora i candidati ufficiali: Chuka Umunna (avvocato trentaseienne), Liz Kendall (quarantenne, ministra ombra), Tristram Hunt (quarantenne, storico). Tutti e tre considerati «modernisti», più vicini a Blair che no. Poi arriveranno Andy Burnham (già ministro) e Yvette Cooper, entrambi già figure di prima fila. Serve un segnale di discontinuità col recente passato. Tony Blair e il «blairismo» risorgono. E il messaggio è chiaro: non lasceranno che il laburismo sconfini un’altra volta a sinistra.