domenica 26 aprile 2015

Rerpubblica 26.4.15
Pierluigi Bersani
“I democratici non hanno padroni non voterò per forza questa legge”
“Su questi temi non c’è disciplina di partito. La responsabilità è dei singoli parlamentari
In nessuna democrazia le costituzioni e le leggi elettorali le fanno i governi”
intervista di Andrea Montanari


PIACENZA - Pierluigi Bersani avverte Matteo Renzi sull’Italicum: «Non siamo un partito che ha un padrone. Su temi come questi non può esserci un meccanismo né di disciplina di partito né di corrente. Ogni parlamentare dovrà prendersi singolarmente la sua responsabilità ». L’ex segretario del Pd sceglie la sua Piacenza per replicare al premier, che ha minacciato la crisi di governo, se la nuova legge elettorale non verrà approvata. La città dove ieri ha concluso le manifestazioni per il 25 aprile. Precedute su twitter da un messaggio che la dice lunga sul suo stato d’animo. «Per me, il 25 aprile è il coraggio di pagare il prezzo delle proprie idee». Prima del corteo, Bersani passeggia salutando la folla e stringendo molte mani. Poi si ferma a parlare. E bolla la minaccia di Renzi come «una pressione indebita sul Parlamento: in nessuna democrazia le costituzioni e le leggi elettorali le fanno i governi. Non vedo quindi nessun collegamento tra la discussione che si è aperta e la vita del governo».
Alla domanda se alla fine voterà contro l’Italicum, la sua risposta non lascia dubbi. «Nelle regole della nostra ditta c’è scritto che di fronte a temi costituzionali ogni parlamentare deve prendersi singolarmente la sua responsabilità». Ribadisce che in ogni caso lui «resterà nel Pd» ma «sulla legge elettorale non si è riusciti a chiarire bene che cosa è in gioco. Qui non si sta discutendo di un comma di una legge elettorale, ma dell’incrocio tra la legge elettorale e la riforma della Costituzione. Quindi si sta cambiando il sistema, cosa che meriterebbe un po’ di attenzione. Può venire il dubbio che andiamo verso un presidenzialismo senza contrappesi, un meccanismo sconosciuto a tutte le democrazie del mondo, può esserci questo rischio. È una cosa da poco»? Si sfoga: «Siamo un partito democratico, ma c’è modo e modo di gestirla questa democrazia. Non siamo certo un partito che ha un padrone». Allarga le braccia: «Diciamo con un eufemismo che la discussione interna può essere ben migliorata». Non risparmia un’altra frecciata a Renzi. «Chi ha la responsabilità di dirigere questo partito ha il dovere di cercare la sintesi nel pluralismo, che è una ricchezza del nostro partito». Cita perfino il codice etico del Pd.
Il pensiero torna al messaggio su twitter sul coraggio di pagare il prezzo delle proprie idee. Un concetto che per Bersani «ha un significato nella vita di tutti i giorni». Non solo il 25 aprile. «È ovvio che il prezzo di allora era ben più alto. Oggi difendere le proprie idee non costa così tanto e ci aspetterebbe che tutti lo facessero. Invece non accade sempre». Quasi a sottolineare lo stupore per la mancata attenzione riservata alle obiezioni della minoranza del Pd. Come l’ultimo sgarbo per il mancato invito alla festa del Pd di Bologna. Bollato da Renzi come «errore». Salvo aggiungere la battuta: «Gli manderemo la macchina così non deve venire a piedi». Bersani taglia corto: «Non si può prendere tutto come uno scherzo. Per il me il caso è chiuso, ma non vorrei solo che i volontari pensassero che dopo trent’anni ho deciso di non andare, perché qualcuno aveva fatto girare anche questa voce». “ “