martedì 7 aprile 2015

Repubblica 7.4.15
“Garanzia Giovani approssimativa il progetto è a rischio flop”
I dubbi della Corte dei Conti europea sul programma per i ragazzi disoccupati
di Rosaria Amato

ROMA Ci sono forti rischi che la Garanzia Giovani non arrivi a nulla. Finanziamenti probabilmente inadeguati, poca attenzione alla qualità delle offerte di lavoro e insufficiente monitoraggio delle iniziative dei vari Paesi potrebbero sfociare in «un’attuazione inefficace e incoerente» del programma Ue che si propone di offrire un’opportunità di lavoro o tirocinio ai giovani che non lavorano e non studiano. Uno spreco di risorse ingenti, considerato che la Youth Guarantee tra il 2014 e il 2020 utilizzerà almeno 16,7 miliardi di euro tra finanziamenti Ue e dotazione nazionale. L’allarme, che stavolta non si limita all’Italia, ma investe l’intero apparato della Youth Guarantee, è stato lanciato dalla Corte dei Conti Europea (Eca), in una relazione pubblicata alla fine di marzo dal titolo: “Garanzia Giovani: intrapresi i primi passi ma si profilano rischi di attuazione”.
Gli auditor dell’Eca non contestano l’iniziativa in sé ma le modalità di attuazione: «Restano senza risposta interrogativi importanti - spiega Iliana Ivanova, il membro della Corte responsabile della relazione - Abbiamo ravvisato rischi potenziali nell’adeguatezza del finanziamento del sistema, nella natura “qualitativamente valida” dell’offerta proposta ai giovani disoccupati e nella modalità con cui la Commissione monitora i risultati del sistema e li comunica ». In dettaglio, l’esecutivo Ue «non ha condotto una valutazione d’impatto specificando costi e benefici attesi, benché questa sia la procedura convenzionale per tutte le sue grandi iniziative». Di conseguenza, «non sono disponibili informazioni sul potenziale costo globale dell’attuazione del sistema nell’intera Ue e sussiste il rischio, pertanto, che il finanziamento complessivo non sia adeguato». Inoltre, la regolamentazione della Garanzia Giovani dispone che i giovani presi in carico debbano avere un’offerta di lavoro “qualitativamente valida”. Una definizione appesa al nulla: l’Eca suggerisce alcuni criteri, dalla definizione della durata e del tipo di contratto all’ancoraggio della remunerazione al costo della vita, oltre alla coerenza tra le competenze del giovane e il lavoro che gli viene offerto.
Alla relazione sono seguiti commenti molto duri. «Gli stessi auditor ammettono di non aver ancora trovato un solo giovane che abbia ottenuto un lavoro grazie alla Youth Guarantee», ha scritto EurActiv. com, network specializzato in notizie Ue. «Se qualcuno pensava che con la Garanzia Giovani s’invertissero le tendenze generali si sbagliava - obietta Gianfranco Simoncini, assessore alle Attività Produttive della Toscana e coordinatore del Lavoro per la Conferenza delle Regioni - i posti di lavoro si creano solo con le politiche per lo sviluppo. Detto questo, io non condivido questa visione negativa: è un’opportunità concreta per aprire un canale tra i giovani e i datori di lavoro, e ha permesso per la prima volta a migliaia di persone di entrare in contratto con i centri per l’impiego. Forse ci si è caricati di aspettative eccessive. Quanto alle critiche della Corte sulle risorse, faccio presente che stiamo anticipando i primi fondi, finora dalla Ue non è arrivato un euro».