Repubblica 4.4.15
La sfida dei sindacati
Nei nuovi contratti aumenti superiori al bonus di 80 euro
di Roberto Mania
ROMA Cinque euro per fare la differenza. Almeno simbolicamente. Da una parte gli 85 euro di aumento previsti dai rinnovi contrattuali del commercio e dei bancari, dall’altra i famosi 80 euro del bonus Renzi, diventati strutturali con l’ultima legge di Stabilità nelle buste paga dei lavoratori dipendenti con un reddito annuale sotto i 26 mila euro lordi. Cinque euro di differenza su cui si sta consumando una evidente sfida a distanza tra sindacalisti e governo: chi fa di più per rafforzare le fragili retribuzioni degli italiani finite da anni in fondo alla classifica dei paesi dell’Ocse? Il bonus Irpef fu anche una risposta di Renzi all’immobilismo e conservatorismo sindacale. Ma nello stesso tempo un modo per superare e indebolire il ruolo dei soggetti intermedi che si frappongono tra la politica e i cittadini. Per dire ai sindacati: non sapete fare il vostro mestiere. Tre giorni fa è così arrivata la replica di Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, a conferma della disfida: «Sono cifre (gli 85 euro ottenuti nei due contratti, ndr ) superiori a quelle erogate con il bonus fiscale da 80 euro. Lo dico perché mi ricordo che qualcuno diceva “solo noi abbiamo dato queste cifre...”». E pare che al tavolo dei bancari, chiuso dopo quello del commercio, fosse chiaro a tutti che l’asticella degli 80 euro andasse comunque oltrepassata. Se non altro per ragioni simboliche. Così è stato.
Ma hanno vinto i sindacati? Apparentemente sì, in concreto no. La risposta più onesta la diede inconsapevolmente Maurizio Landini, leader della Fiom, quasi un anno fa, quando ancora era in atto la strana “luna di miele” tra lui e il premier. Disse Landini: «Io da sindacalista non sono mai riuscito ad ottenere un aumento di 80 euro in una volta sola». Ed è esattamente questo il punto. Perché i sindacati hanno strappato cinque euro in più ma in un tempo assai dilatato non in una volta sola come sono, invece, gli 80 euro. I tre milioni di dipendenti del commercio (dal lavoratore della grande distribuzione a quello del piccolo negozio di prossimità) riceveranno gli 85 euro lordi in cinque tranche: la prima il primo aprile 2015 e l’ultima il primo agosto del 2017. Per i circa 300 mila bancari gli scatti di anzianità sono stati salvati ma gli aumenti nelle buste paga arriveranno i tre tappe: 25 euro dal primo ottobre del 2016, altri 30 euro dal 30 ottobre del 2017 e gli ultimi 30 euro dal 30 ottobre del 2018.
Questo è accaduto in settori complessivamente meno esposti alla competizione globale rispetto all’industria dove non è affatto detto che i sindacati possano ottenere almeno una vittoria simbolica. Nell’industria, in tempi di deflazione, la partita si presenta ancora più complicata. Tanto che dalla Federchimica, l’associazione di categoria a cui appartiene anche il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, e con una tradizione di “colomba” nello schieramento imprenditoriale, a dicembre è partita una lettera all’indirizzo dei sindacati per chiedere la restituzione di 79 euro (a un passo dagli 80 di Renzi) perché con la deflazione i precedenti incrementi non sarebbero più giustificati. In Confindustria si sta facendo strada l’idea di una moratoria contrattuale per oltre due anni. E allora per Cgil, Cisl e Uil superare l’asticella degli 80 euro si trasformerebbe più o meno in un miraggio.