giovedì 30 aprile 2015

Repubblica 30.4.15
Baltimora.Tra le baby gang alleate per Freddie “La città è nostra sfidiamo la polizia”
Le bande rivali siglano l’armistizio nel nome del ragazzo di colore morto dopo l’arresto: “Hanno invaso i quartieri e ci siamo ribellati. Un animale braccato diventa aggressivo”
di Federico Rampini


BALTIMORA C’È JAMAL con la bandana rossa come il sangue perché sta nella banda dei Bloods. C’è Charles Shelly, barba a pizzo, codino rasta, berretto da baseball blu: lui è dei Crips. Dietro ci sono anche due della Black Guerrilla Family. Le gang rivali di Baltimora. Eccoli riuniti, alleati per «riprendersi la città». E ristabilire un ordine, dopo il caos e il terrore. Forse solo loro possono farlo? «La polizia è arrivata qui — dice Mo Jackson, 22 anni — ha preso possesso del nostro quartiere come una forza di occupazione, ha fermato tutto. Un animale braccato e bloccato, se non ha via di uscita diventa aggressivo ».
West Baltimora, Sandtown, l’incrocio di Pennsylvania Avenue e North, sono i teatri di una fragile tregua. Il coprifuoco è in vigore fino al weekend, dalle 22 alle 5, per impedire nuove fiammate di violenza. Il coprifuoco non dura all’infinito, non è un controllo stabile del territorio. La sua fine, coinciderà proprio coi risultati dell’inchiesta sulla morte di Freddie Gray, il 25enne nero deceduto il 19 aprile mentre era nelle mani della polizia. Cosa succederà quando sapremo la verità ufficiale? La risposta da oggi è nelle mani di Black Guerrilla, Bloods, Crips. «I ragazzi che si sono lanciati nell’assalto ai negozi lunedì sera — dice Shelly — non li abbiamo aizzati noi. Erano cani sciolti, adolescenti esasperati dagli abusi della polizia. Bisogna capirli. Qui nei nostri quartieri, quando gli agenti vedono un gruppo di neri per strada, sfoderano le armi per primi».
Il summit dell’armistizio ha questi protagonisti, sconcertanti per chi viene da fuori, da un’America dove governano le istituzioni, la legge e l’ordine. Un’America che può essere anche vicinissima, poche miglia in linea d’aria, la Baltimora ricca del porto turistico o della Johns Hopkins University. Qui a West Baltimora, invece, si ritrovano da una parte i sacerdoti delle chiese più importanti (battisti), dall’altra i capi delle tre gang: tatuati, con anelli e catene, le loro divise di guerra. La pace delle gang viene siglata a New Shiloh, la stessa chiesa dove lunedì si celebrava il funerale di Freddie Gray. Vengono alcuni politici locali, tutti afroamericani. Il presidente del consiglio comunale, Bernard Young, elogia i capi-gang: «Sono coraggiosi a farsi avanti». L’ex sindaco Sheila Dixon: «Sono un pezzo della nostra comunità, una voce da ascoltare».
Tutti sperano che li ascoltino “i ragazzi”, quegli adolescenti che lunedì trasformarono West Baltimora in un inferno, terreno di saccheggi, incendi, raid di guerriglia urbana contro la polizia impreparata. Il reverendo Errol Gilliard ne è convinto pure lui: «Non furono le gang a orchestrare il caos, ma ragazzini sconvolti». Il meccanismo fu esemplare, tutto affidato ai social media. Poco prima dell’orario di chiusura delle scuole, lunedì partiva questo messaggio: «A tutti i licei, alle tre parte la purga, da Mondawmin all’Avenue». È proprio lo shopping mall Mondawmin che dalle tre in poi viene assaltato, poi le razzìe dilagano verso Pennsylvania Avenue. The Purge, la purga del messaggio, è un film di fanta-politica con Ethan Hawk, cultmovie degli adolescenti, narra un futuro dove per una notte ogni anno c’è il blackout della legalità, rapine stupri e omicidi sono permessi per sfogare rabbie represse. «Tutto è gratis!», le videocamere del drugstore Cvs rimandano l’immagine di una ragazzina che lancia questo urlo di guerra, trascinando i compagni nel saccheggio. Oggi del Cvs restano solo pareti fumanti, un soffitto pericolante, calcinacci carbonizzati. La speranza dei maggiorenti afro-americani, è che le gang possano «rimettere il genio dentro la bottiglia», riprendere il controllo della situazione dal basso. E’ quello che loro non riescono a fare, perché non sanno come raggiungere i ragazzi della rivolta. E’ impressionante il gap generazionale, balza agli occhi. All’incrocio Pennsylavnia/North vedo schierati i capi della Nation of Islam, la comunità musulmana che fu di Malcom X e Farrakhan: un tempo influente proprio tra la gioventù più arrabbiata. Oggi quei capi islamici scesi in piazza, elegantissimi, in giacca e cravatta, sembrano dignitari stranieri in visita: un’era geologica li separa dai teenager, non sanno che linguaggio parlarsi.
Kevin Shurd, ventenne che si autodefinisce «ex spacciatore», ha un’idea precisa sulla manovalanza dei saccheggi: «Sedicenni. E non chiamateli teppisti o delinquenti. Conosco le facce dei delinquenti, quelli lì erano diversi. Inutile criminalizzarli, se si usano questi termini si perde di vista il problema vero». Il reverendo Gregory Perkins, pastore battista, è convinto che la pace concordata dalle gang abbia una chance: «Loro hanno le orecchie in strada. Possono aiutarci a calmare il quartiere». Affiora da queste testimonianze la vera situazione di West Baltimora: in questi isolati dove si susseguono le case abbandonate, pignorate, con vetri e porte sfondate, tavole di legno compensato al posto delle pareti, l’economia che tira è la droga. Il governo-ombra che controlla alcuni isolati sono le gang perché gestiscono il business più profittevole. La biografia di Freddie Gray è la norma: a 25 anni, figlio di una eroinomane analfabeta, il ragazzo non ebbe mai lavori regolari; collezionò arresti, fino a due anni di carcere, per spaccio. Shelly della gang dei Crips parla il linguaggio del tornaconto: «A noi non conviene il caos e il saccheggio, con quest’armata di poliziotti che ci porta in casa. Abbiamo un business da gestire». Un altro membro di gang, Trey, conferma l’armistizio siglato sotto gli occhi dei notabili: «Noi possiamo unirci per qualcosa di positivo. La maggior parte dei giovani qui ha bisogno di un lavoro, è questo che bisogna capire ».
Intanto l’emergenza Baltimora entra nella campagna presidenziale. Ne parla Hillary Clinton: «Va riformata la nostra giustizia penale, è malata». Mille americani muoiono uccisi dalla polizia, ogni anno. Il 96% sono neri. Il repubblicano Rand Paul prende spunto dalla mamma resa celebre per aver trascinato via dalle razzie suo figlio 16enne, a suon di ceffoni, la Toya Graham immortalata su YouTube. «Fantastica madre — ha detto il candidato conservatore — ma dove sono i padri di quei ragazzi?». Giusto, dove sono gli uomini di casa? I membri delle gang rispondono con un ghigno. I padri? Disoccupati, spariti nell’impossibilità di pagare gli alimenti alle ex mogli. Spesso in carcere. Lo conferma Hillary: «Un milione e mezzo di maschi neri sono missing in action, scomparsi».