martedì 28 aprile 2015

Repubblica 28.4.15
In bus di sabato, Gerusalemme si divide
Una cooperativa di abitanti della Città Santa vara un servizio privato che viola il tabù religioso
Lotta per ridefinire il rapporto tra democrazia e identità ebraica nello Stato. L’ira degli ortodossi
di Fabio Scuto


GERUSALEMME Inseguiti dagli anatemi dei rabbini e dalle maledizioni dei politici tradizionali per attentato alla sacralità dello shabbat, un gruppo di abitanti di Gerusalemme ha costituito una cooperativa per il trasporto pubblico durante il tradizionale giorno di riposo settimanale. “Shabus” — che combina le parole shabbat e bus — sarà operativo dal prossimo venerdì sera al sabato sera, quando tutti i mezzi pubblici sono invece fermi. Mentre il primo ministro Benjamin Netanyahu tenta con estrema difficoltà di formare il suo quarto ministero con una coalizione di destra e partiti religiosi, la continua lotta sull’identità israeliana resta in bilico. Perché il dibattito sul trasporto pubblico è parte di un più grande disegno di legge che cerca di ridefinire il rapporto tra democrazia israeliana e carattere ebraico, uno dei principali argomenti che ha portato alla caduta della precedente coalizione alla fine dell’anno scorso.
Per gli ebrei ortodossi durante lo shabbat è vietato usare mezzi a motore, accendere il fuoco e cucinare, premere il pulsante dell’ascensore. Tanto per fare solo alcuni esempi. E anche se i “timorati di Dio” rappresentano soltanto un quinto della popolazione israeliana, il loro peso nel determinare i ruoli, comportamenti e direttive che investono la società civile è altissimo. Questo è dovuto al fatto che per decenni i politici israeliani hanno scambiato il controllo sui mezzi pubblici, la conversione, le regole sui siti religiosi e il matrimonio (non c’è quello civile in Israele) con gli ortodossi, in cambio del loro appoggio in politica estera. I due principali partiti religiosi sono stati per nove anni al governo con il premier Netanyahu ottenendo per i “timorati” finanziamenti e esenzioni dal servizio militare che furono alla base della protesta degli “indignados” nel 2011 con più di un milione di persone in marcia nelle principali città israeliane.
«Se ci fosse trasporto pubblico per le strade come nei giorni feriali, come possiamo essere sicuri che è shabbat in Israele? », si chiede con grande serenità Aryeh Stern, uno dei rabbini- capo della Città Santa. «Quando si cammina per le strade delle città, a Gerusalemme in particolare, si può sentire lo shabbat, la santità dello shabbat è impressionante e presente ». Effettivamente il rabbino non sbaglia. Mentre in altre città come Tel Aviv per strada le auto private circolano e qualche negozio è aperto, Gerusalemme invece appare deserta di sabato, le strade sono vuote e silenziose. Non solo perché non ci sono trasporti pubblici, è tutto chiuso. Si aspetta da più di un anno l’ultimo parere della Corte Suprema sul caso “Cinema City”, un grande complesso con 12 sale cinematografiche e una ventina fra ristoranti e pub (un investimento da 200 milioni di dollari) che deve restare chiuso durante lo shabbat. Un gruppo di pii cittadini si è rivolto al tribunale civile e ne ha ottenuto — per ora — la chiusura il sabato.
La mancanza dei trasporti durante la festa è certamente ciò che colpisce di più la popolazione, specie i giovani, in un Paese dove le auto costano care e la benzina anche. La “Egged”, la principale compagnia di autobus pubblici, ha 1 milione di passeggeri al giorno per 6 giorni alla settimana, ma durante lo shabbat offre servizi solo in città minori come Haifa (la popolazione è mista arabo-israeliana) o nella città-vacanze di Eilat sul Mar Rosso. La municipalità di Tel Aviv ha più volte cercato di avviare un servizio per lo shabbat, ma il sindaco progressista Ron Huldai e la sua giunta si sono scontrati con le direttive del ministro dei Trasporti Katz, anche se il ministro che vuole il rispetto totale dello shabbat, nel giorno di festa se ne andava a spasso con la “Chrysler” del suo ministero. È stato così varato un dispositivo che vieta l’uso di macchine di proprietà del governo durante il sabato.
Dopo un decennio di battaglie legali e proteste per strada, un gruppo di abitanti di Gerusalemme ha dato vita a “Shabus”, per ora tre minibus da venerdì prossimo percorreranno la città ogni ora. Per i passeggeri una tessera annuale pari a 11 euro e 2,5 euro a viaggio. È una scommessa, se sarà vincente il servizio verrà ampliato. «L’idea è quella che invece di lamentarsi bisogna agire», dice Laura Warthon, consigliere comunale della Città Santa e presidente di “Shabus”. «La religione», dice ancora la signora Warthon, «è solo un aspetto della cultura ebraica, non è l’unico, si può essere dei buoni ebrei senza dover essere per forza religiosi».