Repubblica 17.4.15
Tra i veleni di Ercolano le primarie “prepagate”
di Conchita Sannino
ERCOLANO . Le banconote di grosso taglio da cambiare in un mare «di spiccioli». La moneta da 2 euro, o due monete da 1, da consegnare agli elettori delle primarie prima che raggiungessero il seggio. E poi i documenti da segnare a ogni consegna: da un lato ti do i soldi, dall’altro registro le generalità. Tutto doveva avvenire in un negozio, sembra una pescheria, che si trova proprio «sulla strada del seggio» nel giorno delle consultazioni per scegliere il candidato sindaco democrat ad Ercolano. Sarebbe sembrata una domenica di “festa democratica”. Tutto doveva consumarsi in occasione dei gazebo, fissati l’8 marzo, poi rinviati al 12 aprile: e infine saltati in extremis, una settimana fa, solo dopo la notizia dell’inchiesta della Procura di Napoli che travolge il sindaco Vincenzo Strazzullo e il suo vice Antonello Cozzolino, costretti a ritirarsi di fronte allo scenario presunto di favori, assunzioni clientelari e tangenti tra imprenditori di una coop e politica sporca.
Primarie “pre-pagate”, dunque. Una strategia ricostruita da Repubblica e verificata con fonti qualificate. Eppure, l’ultimo segreto dello scandalo Pd che investe Ercolano - città dove i democrat hanno anche scritto pagine importanti di impegno anticamorra e di coraggio antiracket - è destinato a fare esplodere ulteriori veleni. Il dettaglio choc non ha rilievo penale, ma arroventa la vigilia delle amministrative. E ad Ercolano, dopo una settimana di occupazione del circolo e difficile mediazione, ieri le segreterie provinciale e regionale decidono che le consultazioni rinviate torneranno. Ovviamente tra protagonisti che non sono quelli dell’indagine: il renziano Ciro Buonajuto, il medico Gennaro Sulipano e il segretario cittadino Antonio Liberti che aveva svolto un’opera di “raccordo” e su cui si erano riversati Strazzullo e Cozzolino. I gazebo si aprirano «tra il 19 e il 26 aprile», ovvero a cinque giorni dal termine per le liste.
Intanto l’inchiesta dei pm Valter Brunetti e Celeste Carrano coordinati dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino e nata da accertamenti vecchio stile della Guardia di Finanza, si allarga. Appalti per oltre 20 milioni nel mirino, chilometri di strade storiche da rifare e c’è persino il cantiere di una caserma dei carabinieri. Lavori, ma anche rifiuti. Nelle indagini, tracce di corruzione intorno alla Multi ecoplast, l’azienda che si occupa di smaltimento. Sotto inchiesta anche l’assessore (poi dimissionario) Salvatore Solaro, il cui studio professionale pare che vincesse spesso le progettazioni per i lavori. Gli investigatori guidati dal colonnello Cesare Forte hanno controllato gli stati di avanzamento dei lavori, colto per mesi dialoghi e racconto, acquisito atti in Comune. Lo scandalo è appena cominciato.