giovedì 16 aprile 2015

Repubblica 16.4.15
Ecco le prime tracce della materia oscura
I dati raccolti dal “cacciatore spaziale” aprono nuovi misteri
Il direttore del Cern: “Siamo alle soglie di una scoperta importante”
di Elena Dusi


LA MATERIA oscura forse non è così oscura. Agli scienziati lanciati sulle sue tracce comincia a mostrare le prime impronte. Di questa enigmatica sostanza sappiamo solo che costituisce il 25% dell’universo e che esercita la sua forza di gravità sulle galassie dell’universo. Basta. Riuscire a carpire altri dettagli dalla sua ritrosia è una delle missioni più importanti della scienza di oggi.
Un primo segnale di luce potrebbe arrivare dall’Alpha Magnetic Spectrometer (Ams), uno strumento montato all’esterno della Stazione Spaziale Internazionale dal 2011. Orbitando intorno alla Terra, Ams setaccia i raggi cosmici che spazzano l’universo sotto forma di particelle ad alta energia. Nel suo setaccio potrebbero essere finite delle “pepite d’oro”. Ams infatti ha raccolto molta più antimateria del previsto: positroni (elettroni con carica positiva) e antiprotoni (protoni con carica negativa). Una delle spiegazioni possibili è che si tratti dei “detriti”
degli scontri fra particelle di materia oscura. «Siamo alle porte di una nuova scoperta. O di un nuovo mistero» ha commentato Rolph Heuer, direttore del Cern di Ginevra dove i dati di Ams sono stati presentati ieri. «Questo straordinario rivelatore, al quale l’Italia ha contribuito in maniera significativa, ci sta portando alle soglie di una possibile importante scoperta», ha confermato Fernando Ferroni, presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare che insieme all’Agenzia spaziale italiana ha contribuito a realizzare Ams. Oltre che sui corpi celesti, la materia oscura esercita la sua forza di gravità anche sulla luce. L’immagine delle galassie luminose più lontane arriva dunque sulla Terra leggermente deviata rispetto alla loro posizione effettiva. Misurare queste distorsioni con minuzia estrema è la missione del progetto “Dark energy survey” che ha pubblicato ieri la prima mappa della materia oscura nell’universo su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society . L’atlante copre appena il 3% della volta celeste: bisognerà aspettare il 2018 perché sia completato. Sulla stessa rivista ieri è stata anche descritta la prima “foto segnaletica” lasciata dalla materia oscura nel cataclismatico scontro fra quattro galassie, avvenuto a 1,3 miliardi di anni luce dalla Terra. Il telescopio spaziale Hubble e quello terrestre Very Large Telescope, che si trova in Cile, hanno scoperto che la massa invisibile, “scossa” dall’impatto, è rimasta indietro, a 5mila anni luce di distanza rispetto al groviglio di galassie. «Avevamo sempre pensato che la materia oscura se ne stesse lì intorno, indifferente. Invece non è così» ha commentato l’autore della ricerca, Richard Massey dell’università di Durham. «Messi insieme, i tre dati non danno però un quadro coerente », lamenta Gianfranco Bertone, fisico teorico dell’Università di Amsterdam. «I dati di Ams potrebbero essere spiegati in modo diverso dalla materia oscura. La mappa della Dark Energy Survey ci dà esattamente i risultati attesi. Lo scontro di galassie apre invece le porte a una materia oscura che non interagisce solo attraverso la gravità, ma anche attraverso altre forze». Anche quando sembra sul punto di rivelarsi, la parte invisibile dell’universo non fa che seminare di nuovi enigmi il suo cammino.