venerdì 10 aprile 2015

Repubblica 10.4.15
Il Vaticano non accetta l’ambasciatore gay L’Eliseo va allo scontro “Il candidato è lui”
Laurent Stefanini è stato nominato il 5 gennaio ma non ha mai ottenuto il gradimento della Conferenza episcopale
di Anais Ginori


PARIGI «Non cambieremo candidato». L’Eliseo fa sapere che non ci saranno ripensamenti sulla scelta di nominare Laurent Stefanini come ambasciatore alla Santa Sede. «È uno dei nostri migliori diplomatici e ha tutte le qualità necessarie per ricoprire quel ruolo», spiega una fonte vicina a François Hollande al giornale cattolico La Croix. Nominato da quattro mesi, Stefanini non si è ancora mai insediato perché il Vaticano non ha dato il gradimento che richiede normalmente la procedura. L’ex capo del protocollo del ministero degli Esteri ha già lavorato all’ambasciata francese presso la Santa Sede, ma è anche un omosessuale dichiarato, dettaglio che ha messo in crisi la procedura di insediamento.
Si profila insomma un nuovo, pesante scontro con il Vaticano e il mondo cattolico per il governo francese, dopo le dure proteste contro la legge che ha autorizzato i matrimoni gay. Stefanini, 54 anni, cattolico fervente, celibe senza figli, è stato nominato il 5 gennaio scorso da Hollande in consiglio dei ministri per succedere a Bruno Joubert nella sede diplomatica di Villa Bonaparte. Doveva insediarsi il primo marzo ma è rimasto bloccato a Parigi anche se la nomina di Stefanini ha ricevuto ufficialmente l’approvazione della Conferenza episcopale, e in particolare dall’arcivescovo di Parigi, il cardinale André Vingt-Trois. Il diplomatico aveva già frequentato la Santa Sede tra il 2001 e il 2005 riscontrando, dicono persone a lui vicine, l’apprezzamento della gerarchia vaticana. Stefanini avrebbe anche il sostegno esplicito del cardinale francese Jean-Louis Tauran.
La rivolta è venuta da esponenti del movimento della “Manif pour tous”, che ha organizzato i cortei contro l’approvazione delle nozze gay. Alcuni dirigenti della “Manif pour tous” si sarebbero mobilitati in forze contro la scelta di Hollande, considerata come «una provocazione». Il leader socialista era già stato accolto con un’inedita freddezza da parte di Papa Francesco durante la sua prima visita in Vaticano, l’anno scorso. Ora la scelta di mandare Stefanini come ambasciatore presso la Santa Sede rischia di riaprire le polemiche tra Parigi e Vaticano.
«La sessualità è una questione strettamente privata, ci asteniamo da ogni commento», puntualizzano a Parigi, spiegando che in questo genere di dossier «non c’è mai un niet», quanto piuttosto «un’assenza di risposta» sulla proposta di candidatura. «In ogni caso — dicono dal Quai d’Orsay — la procedura è ancora in corso». Un caso analogo si era già verificato nel 2008, sempre per l’incarico di ambasciatore francese in Vaticano. Allora la sede rimase vacante per quasi un anno e tra i candidati non graditi figuravano un luterano, un divorziato e anche allora un omosessuale dichiarato. Dopo l’iniziale ritardo del gradimento da parte della Santa Sede, il governo francese avrebbe cominciato a pensare a nomi alternativi a Stefanini. Hollande però ha fermato qualsiasi ipotesi di cambio: il candidato è uno solo. Dall’entourage del Presidente, ricordano che il Pontefice aveva detto nel 2013 a proposito delle persone omosessuali: «Chi sono io per giudicare?». Ora quel giudizio è sospeso.