venerdì 10 aprile 2015

Repubblica 10.4.15
Il gelo della Santa Sede: “Questione chiusa”
di Marco Ansaldo


CITTA’ DEL VATICANO . «No comment». Un diniego secco. Così reagisce il Vaticano sull’accredito che ha negato, ormai 3 mesi fa, e senza alcuna intenzione di cambiare idea, all’ambasciatore francese designato, Laurent Stefanini. Un “no” che la dice in realtà lunga sui rapporti non facili tra Parigi e la Città del Vaticano. La Sala Stampa vaticana non diffonderà alcun comunicato, e non ci sarà alcuna dichiarazione ufficiale da parte del “governo” della Santa Sede.
Perché quel «no comment» dal sapore così tranciante, fanno capire tra le righe fonti pontificie, significa innanzitutto che la Santa Sede non intende prendere posizione su una vicenda che ritiene di avere già esaurito per vie interne: cioè il respingimento dell’accredito al diplomatico Stefanini. E non certo per una questione di sua incapacità professionale: Stefanini è ben conosciuto, ha svolto un ruolo di consigliere a Villa Bonaparte, e ha accompagnato il Papa in aereo lo scorso anno nella visita a Strasburgo. Quanto piuttosto per opportunità, viste le tendenze dichiaratamente omosessuali dell’ambasciatore, in un ambiente in cui il tema dell’apertura della Chiesa ai gay è uno degli argomenti di battaglia tra riformisti e conservatori al Sinodo dei vescovi. Stefanini, infatti, diverrebbe il primo ambasciatore gay in Vaticano. E sarebbe evidente l’imbarazzo della Santa Sede, nonostante le parole di Francesco sugli omosessuali («chi sono io per giudicare»).
Della vicenda in Vaticano si è occupata la Segreteria di Stato, nella sua seconda sezione, dedicata agli Affari internazionali. Ma è pur vero che Francesco ha avuto, in questi due anni di pontificato, due momenti di forte imbarazzo diplomatico di fronte a personalità internazionali. Da ultimo, lo scorso novembre, quando il Pontefice che predica la povertà si è visto costretto a non rifiutare l’invito ad Ankara dentro il fastoso palazzo presidenziale del Capo dello Stato turco, Recep Tayyip Erdogan. Ma la sua prima “maschera”, «un volto di pietra» come ricorda a Repubblica ancora con sorpresa un altissimo prelato che assistette al colloquio, il Papa argentino la indossò proprio con Hollande, quando nel gennaio 2014 il capo dell’Eliseo, già sulla bocca di tutti per la relazione extraconiugale con l’attrice Julie Gayet, arrivò in Vaticano reduce da posizioni fieramente laiche su temi scottanti in pieno dibattito a Parigi: aborto, eutanasia, matrimonio gay, suicidio assistito. Tutti giudicati come molto delicati dalla Chiesa.
In Curia c’è così chi considera questa nomina «una provocazione» di Hollande. Il quale, difatti, sembra ora impuntarsi sul nome di Stefanini. È chiaro che il Vaticano non recederà dai propri propositi. Siamo, insomma, al muro contro muro. Ma, come spiegano ancora nella Santa Sede, «l’ambasciatore Stefanini non verrà a Roma, non sarà accreditato in Vaticano».