mercoledì 8 aprile 2015

La Stampa 8.4.15
L’avversario che manca al premier
di Marcello Sorgi


La campagna elettorale per le regionali si presenta più problematica di quella delle europee del 2014, che portò Renzi alla vittoria del 40,8 per cento e il Pd ad essere il partito più votato del Vecchio Continente. Ci sono alcune ragioni - una in particolare - che rendono la prova più dura.
La prima è che, seppure non esaurito, l’effetto novità del premier e del suo governo si è in parte consumato: Renzi continua a produrre un’incessante serie di idee e di novità, ma tra il dire e il fare, complici le resistenze del Parlamento e della minoranza del suo partito, c’è di mezzo il solito mare. La partita di primavera, che accompagnerà le ultime settimane prima del voto, sarà la legge elettorale. Ma lo scontro alla Camera, tra il governo e tutte le opposizioni, non è detto che si riveli appassionante, senza dire del rischio esistente che in una delle votazioni a scrutinio segreto sugli emendamenti prevalgano i franchi tiratori.
Il Def, documento di programmazione economica e finanziaria varato ieri, l’anno scorso conteneva gli ottanta euro in busta paga per dieci milioni di cittadini a reddito medio-basso. Quest’anno, formalmente servirà a impedire il rincaro dell’Iva previsto dalla manovra del 2014 in mancanza di un riequilibrio dei conti, ma in realtà, malgrado le rassicurazioni fornite fino a ieri, i sindaci continuano a temere che il rialzo delle tasse, evitato a livello nazionale, si risolva in un nuovo giro di vite imposto ai Comuni.
Il voto nelle regioni, poi, è fino a un certo punto una sfida nazionale. Le alleanze e i personaggi locali contano, talché è impossibile fare previsioni accurate né è facile stabilire un metodo per valutare i risultati. Inoltre Renzi nella fase preparatoria ha dovuto scontare una serie di scherzetti fattigli, tanto per cambiare, dal Pd (vedi Liguria e Campania, per fare due esempi), da cui ha preso le distanze, ma che alla fine peseranno lo stesso.
Infine - ed è l’incognita principale - Renzi non ha ancora scelto l’avversario con cui battersi testa a testa, come ha sempre fatto in tutte le sfide a cui ha partecipato. L’anno scorso fu Grillo e finì con un cappotto da cui il leader del Movimento 5 stelle dovette riprendersi con una cura di Maalox per la gastrite. Quest’anno dovrebbe essere Salvini.
Ma il premier non ha ancora deciso per due ragioni: battersi con il capo leghista significherebbe restringere il campo di battaglia al Veneto, dove Salvini parte favorito. E trascurando Grillo rischierebbe di ritrovarsi con la sorpresa di una rimonta, già stimata dai sondaggi, dell’ex comico, sull’onda degli scandali e della corruzione.