martedì 7 aprile 2015

La Stampa 7.5.15
Sorrentino, Moretti, Bellocchio
Così Cannes guarda all’Italia
Potrebbe essere un’edizione con la presenza di tanti nostri autori, in gara e non
di Fulvia Caprara


Tutte le generazioni del cinema, il presente, il passato, il futuro. Chi ha vinto la Palma d’oro, chi l’ha sfiorata, chi l’ha solo sognata. Outsider, talenti emergenti, maestri celebrati. Quest’anno la presenza italiana al Festival di Cannes, che si apre il 13 maggio, potrebbe essere massiccia, quasi un’occupazione. Secondo
Variety, massima voce dello show-business internazionale, l’Italia avrebbe in serbo per la kermesse un «robust showing» (robusta rappresentazione) composto dai nostri autori migliori e dalle star internazionali ingaggiate nelle loro ultime opere. Una coincidenza felice e lungimirante, perchè se accanto al regista venerato c’è anche il divo, la «montee des marches» diventa più glamour e il film acquista maggiore attenzione.
In prima linea, fin dall’annuncio del progetto c’è La giovinezza del premio Oscar Paolo Sorrentino che stavolta dirige Michael Caine, Jane Fonda, Rachel Weisz, Harvey Keitel per descrivere, sullo sfondo di un elegante resort alpino, riflessioni e pulsioni di due amici alle soglie degli 80, l’uno compositore e direttore d’orchestra e l’altro regista, che si specchiano, con atteggiamenti differenti, in quella fase della vita che dà il titolo al film e che, per loro, è ormai irrimediabilmente perduta.
In competizione con Sorrentino potrebbero trovarsi (e non è la prima volta per nessuno dei due) sia Nanni Moretti, che dal 16 è nelle sale con Mia madre, che Matteo Garrone, regista di Tale of Tales, affresco fantastico ispirato alla raccolta di fiabe di Giambattista Basile Lo cunto de li cunti, risalente al diciassettesimo secolo e definito da Benedetto Croce «il più bel libro italiano barocco». Nel cast, in un mondo popolato di re e draghi, cavalieri e regine, strani animali e oscuri misteri, recitano, tra gli altri, Salma Hayek, Vincent Cassel, Alba Rohrwacher: «Gli scritti di Basile - ha dichiarato Garrone - si prestano particolarmente a una trasposizione cinematografica basata su effetti visivi e pittorici».
Tradizioni arcaiche e feroci credenze popolari attraversano anche la narrazione dell’Ultimo vampiro di Marco Bellocchio, altro maestro in pole position per la competizione. Girato a Bobbio, dove è nato, sviluppando l’esperienza del laboratorio di cinema che segue personalmente da anni, il film, ha spiegato il regista di Vincere, ricostruisce la vicenda, finita in tragedia, di «una suora innamorata del suo confessore e poi accusata della morte di quest’ultimo». Tra gli interpreti, in un film «d’azione, anche se racconta fatti che riguardano l’interiorità dei personaggi», i due figli di Bellocchio, Elena e Piergiorgio.
Solo Moretti (che arriverebbe nei cinema prima della presentazione a Cannes, a differenza degli altri, proiettati in anteprima mondiale sulla Croisette, come dettano le regole del concorso) torna a battere la strada dell’autobiografia, raccontando il delicato momento di vita di una regista di successo (Margherita Buy) alle prese con la malattia della madre e con una relazione agli sgoccioli, di suo fratello (lo stesso Moretti) che la incita a reagire, e di un attore (John Turturro) poco incline alla disciplina del set.
Della scintillante pattuglia italiana, potrebbero infine far parte, magari non in gara, ma in sezioni collaterali importanti, l’outsider Piero Messina che ha girato, nella sua Caltagirone, in una Sicilia «onirica e fredda», L’attesa, protagonista Juliette Binoche, e Luca Guadagnino che in A bigger Splash, «re-interpretazione» del celebre noir La piscina, dirige la stella del momento Dakota Johnson. I giochi non sono ancora fatti, bisogna attendere la conferenza stampa parigina del Festival, ma già la rosa delle probabili presenze e la varietà delle ispirazioni, fa pensare a un cinema italiano attivo, vitale, sull’orlo dello stato di grazia.
La giovinezza Riflessioni di due amici alle soglie degli 80
Tutte le generazioni del cinema, il presente, il passato, il futuro. Chi ha vinto la Palma d’oro, chi l’ha sfiorata, chi l’ha solo sognata. Outsider, talenti emergenti, maestri celebrati. Quest’anno la presenza italiana al Festival di Cannes, che si apre il 13 maggio, potrebbe essere massiccia, quasi un’occupazione. Secondo Variety, massima voce dello show-business internazionale, l’Italia avrebbe in serbo per la kermesse un «robust showing» (robusta rappresentazione) composto dai nostri autori migliori e dalle star internazionali ingaggiate nelle loro ultime opere. Una coincidenza felice e lungimirante, perchè se accanto al regista venerato c’è anche il divo, la «montee des marches» diventa più glamour e il film acquista maggiore attenzione.
In prima linea, fin dall’annuncio del progetto c’è La giovinezza del premio Oscar Paolo Sorrentino che stavolta dirige Michael Caine, Jane Fonda, Rachel Weisz, Harvey Keitel per descrivere, sullo sfondo di un elegante resort alpino, riflessioni e pulsioni di due amici alle soglie degli 80, l’uno compositore e direttore d’orchestra e l’altro regista, che si specchiano, con atteggiamenti differenti, in quella fase della vita che dà il titolo al film e che, per loro, è ormai irrimediabilmente perduta.
In competizione con Sorrentino potrebbero trovarsi (e non è la prima volta per nessuno dei due) sia Nanni Moretti, che dal 16 è nelle sale con Mia madre, che Matteo Garrone, regista di Tale of Tales, affresco fantastico ispirato alla raccolta di fiabe di Giambattista Basile Lo cunto de li cunti, risalente al diciassettesimo secolo e definito da Benedetto Croce «il più bel libro italiano barocco». Nel cast, in un mondo popolato di re e draghi, cavalieri e regine, strani animali e oscuri misteri, recitano, tra gli altri, Salma Hayek, Vincent Cassel, Alba Rohrwacher: «Gli scritti di Basile - ha dichiarato Garrone - si prestano