martedì 7 aprile 2015

La Stampa 7.4.15
“Atene cambi governo”
Pressing Ue ma Tsipras apre a Russia e Cina
Bruxelles punta a un rimpasto dell’esecutivo greco
di Tonia Mastrobuoni


Alla vigilia di una settimana complessa, che culminerà con il vertice con Putin a Mosca, il premier greco Alexis Tsipras affronta un nuovo guaio, stavolta politico. Citando fonti governative europee, «inclusi alcuni ministri delle Finanze», il Financial Times sostiene che starebbero aumentando le pressioni sul premier perché stravolga la composizione del suo governo, sostituendo la minoranza di sinistra di Syriza con formazioni più moderate come i socialisti del Pasok e il partito centrista To Potami. La verità è che si tratta di un’idea vecchia: tre giorni dopo le elezioni del 25 gennaio, il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz fu il primo politico europeo ad andare ad Atene. Secondo fonti governative greche, il tedesco suggerì la stessa cosa a Tsipras, che si era appena alleato con il partito di destra Anel, guidato da Panos Kammenos.
In quel momento, Tsipras respinse con forza quell’ipotesi: nella Grecia divisa ormai da anni in partiti pro- e anti “memorandum”, come è definito il piano di riforme e tagli imposto dalla Troika, e dopo un governo, quello di Samaras, di grande coalizione tra socialisti e conservatori, i greci si sono schierati soprattutto pro e contro l’austerità, molto meno per la destra o la sinistra, alle ultime elezioni. Pasok e To Potami sono due partiti “pro”, Syriza il partito che aveva impostato l’intera campagna elettorale “contro”. Ecco perché è stato naturale per Tsipras allearsi con la destra di Kammenos e molto meno con un partito come quello di Venizelos o di Theodorakis, sulla carta più vicini, ma identificati, in Grecia, con le vecchie oligarchie.
Ora che la minoranza di Syriza, capeggiata dall’ex anti euro Panagiotis Lafazanis, sta minacciando di non votare le riforme che potrebbero essere concordate con il Brussels group, Tsipras ha effettivamente un problema. Ma prima di tradire il mandato elettorale in modo clamoroso, coalizzandosi con il principale avversario della sua campagna elettorale, il Pasok, cui è riuscito oltretutto a sfilare milioni di voti promettendo di fare l’opposto di quanto fatto dai socialisti negli ultimi cinque anni, ce ne vuole.
L’unica certezza, al momento, sono le scadenze. Il 9 aprile Atene deve rimborsare 458 milioni di euro al Fondo monetario internazionale, mentre 1,4 miliardi di euro di titoli scadono il 14 di questo mese. Secondo indiscrezioni, se la Grecia riuscirà a rimborsare queste cifre, avrà difficoltà a pagare stipendi e pensioni, ad aprile. Intanto, il leader di Syriza si sta muovendo su fronti alternativi a quello europeo, per incassare denaro. Lo sblocco recente della privatizzazione del Pireo, cui è interessata la cinese Cosco ma che era stata congelata subito dopo le elezioni di gennaio, ha indotto Pechino a investire 100 milioni in bond ellenici. La scorsa settimana, il vicepremier Yannis Dragasakis è tornato ad Atene dalla capitale cinese con la promessa di altri acquisti di titoli a breve.
L’altra opzione che preoccupa Bruxelles e Berlino, è che Tsipras cerchi una maggiore vicinanza con Putin. Un’opzione che rischia di avere anche ripercussioni pesanti sul dossier ucraino. Sin dal suo insediamento, il governo Tsipras ha espresso riserve sulle sanzioni contro la Russia. Ma in un’intervista dei giorni scorsi all’agenzia russa Tass, il premier ellenico si è detto contrario alle restrizioni economiche imposte a Mosca: colpirebbero l’export greco.