martedì 7 aprile 2015

Il Sole 7.4.15
Le biblioteche: il futuro del libro
Il crepuscolo di un certo modo di conservare
di Armando Torno


In che situazione si trovano le biblioteche? Riescono ancora a giustificare economicamente la loro esistenza? Hanno un futuro o sono destinate a trasformarsi in banche informatiche? A tali domande è possibile replicare con numerose risposte, di certo la loro crisi – soprattutto in Italia - è facile avvertirla. Quando si incontra un direttore, anche di raccolte celebri, subito vi ricorda che i tagli alla cultura di questi ultimi anni hanno reso difficoltosi persino gli acquisti degli aggiornamenti di talune opere; sovente mancano i soldi per conservare il patrimonio antico con i necessari interventi di restauro; i bilanci si fanno magri, quasi agonici. E altre amenità simili. Anche grandi progetti per le biblioteche del futuro, così presenti un quindicennio fa, sono stati appesi all’attaccapanni delle speranze e se ne parla con i verbi al condizionale. Il genere è destinato all’estinzione, come i dinosauri?
A tale quesito risponde un libro di Virgile Stark, autore con oltre dieci anni trascorsi alla Biblioteca Nazionale di Francia: “Crépuscule des bibliothèques” (Edizioni Les Belles Lettres, pp. 212, euro 17). Il titolo evoca il latino “crepusculum”, derivato di “creper”, il quale altro non significa che “oscuro”, “alquanto buio”. Nell’uso figurato il termine indica la fase declinante di un fatto; insomma il tramonto, la fine. Del resto, Stark presenta senza colpi di tosse la sua tesi: “L’autodafé simbolica è cominciata. La notte cala sullo spirito. Una barbara fornace si alza nello smorto orizzonte della cultura. I libri bruciano. I nostri libri”. O meglio, egli specifica più avanti, le biblioteche stanno per essere trascinate via dell’onda numerica, o quanto meno sostituite con “iperluoghi”, “biblioteche 2.0”, “learning center” e cose simili. I “templi del sapere” – sottolinea Stark – non ci sono più; meno che mai qualcuno oserebbe ancora parlare di “guardiani del libro”. Ormai si incontrano soltanto dei “tecnici rabbiosi” (utilizza proprio l’aggettivo “enragés”), tra l’altro “becchini della loro eredità”. Insomma, il funzionario-scrittore della Bibliothèque nationale de France utilizza un linguaggio pesante per dire che i barbari sono ormai dentro le grandi raccolte librarie dell’umanità e intendono sterilizzarne le secolari emozioni; anzi, le “troupes èlectrogènes” intente a “dematerializzare”, lasceranno soltanto la possibilità di “costruire un’arca”. L’immagine, presa in prestito dalla Bibbia e a quanto accadde con Noè nei giorni del diluvio universale, non ha bisogno di spiegazioni.
In margine al pamphlet di Virgile Stark va detto che i costi economici delle biblioteche tradizionali sono sempre meno sopportati in Occidente e, soprattutto in Italia, non manca mai un’occasione per tosarne i contributi. D’altra parte, l’informatizzazione crescente e la possibilità di accedere a banche dati sempre più vaste ha messo in crisi non soltanto le istituzioni tradizionali dette biblioteche ma l’idea stessa che per secoli è rimasta immutata. Le grandi raccolte aziendali italiane sono già state smantellate agli albori della rivoluzione informatica e non pochi archivi pubblici si trovano sovente nell’impossibilità di pagare anche le spese ordinarie.
Certo, Stark utilizza immagini non lievi. Affermare, per esempio, che “l’autodafé simbolica è cominciata”, significa sostanzialmente denunciare con questo termine dell’Inquisizione spagnola - avveniva con un corteo nel quale si consegnavano alla giustizia secolare i relajados o condannati a morte – che è stata decretata la fine della biblioteca tradizionale. Non si tratta di un incendio, come quelli che colpirono grandi raccolte in ogni periodo della storia, ma del “crepuscolo” di un modo di conservare e trasmettere il sapere.
Il saggio di Stark è utile anche per capire che il futuro del libro si slega ormai alle regole tradizionali. Sino a qualche anno fa era il mezzo di comunicazione privilegiato della cultura, ora ne fa semplicemente parte. La sua durata diventa sempre più breve, la sua importanza ha perso peso specifico. Alcune riviste, soprattutto di carattere scientifico, non sono più confezionate con la carta ma vivono in abbonamenti Internet. E così è (e sarà) dei repertori, dei dizionari, delle enciclopedie. All’Università Cattolica di Milano si sono realizzati lessici avanzatissimi su Platone, Aristotele, Stoici, Plotino (e ora su Stobeo) in un numero di copie che stanno sulle dita delle mani perché sono state stampate artigianalmente su richiesta; l’ingente lavoro, coordinato da Roberto Radice, è in una banca dati elettronica che può essere messa a disposizione della Rete. Il futuro della cultura, insomma, non ha più il cuore antico del libro.