sabato 4 aprile 2015

La Stampa 4.4.15
Schianto dell’Airbus
Lubitz accelerò durante la discesa
La seconda scatola nera conferma: atto volontario
di Tonia Mastrobuoni


Anche l’esame della seconda scatola nera conferma la tesi di un disastro provocato volontariamente, di un piano premeditato. Martedì 26 marzo Andreas Lubitz ha modificato le impostazioni del pilota automatico per far scendere l’Airbus 320 con destinazione Duesseldorf da oltre undicimila metri a 30. E «più volte, durante la discesa», il copilota tedesco «ha cambiato il pilota automatico per aumentare la velocità del velivolo». Lo ha comunicato ieri il Bea, l’ente francese che indaga sugli incidenti aerei. I lavori, comunque, proseguono, anche per «determinare la dinamica esatta del volo».
L’ultima prova
È stata Alice Coldefy, una «new entry» ma anche l’unica donna nella squadra che sta setacciando la zona dell’incidente da dieci giorni, a trovare giovedì la seconda scatola nera. Ieri la poliziotta francese ha raccontato di aver rinvenuto la prova che non lascia quasi dubbi sull’intenzionalità del gesto di Lubitz scavando, in mezzo a vestiti e altri resti, in una zona dal terreno friabile. «L’obiettivo era trovare la scatola nera, siamo partiti dall’alto. Abbiamo spostato dei rottami. Ora sono contenta - ha detto - perché sono contenuti importanti».
Intanto il ministro dell’Interno francese, Cazeneuve ha deposto ieri una corona di fiori davanti alla lapide che ricorda le centocinquanta vittime della tragedia sul luogo del disastro e ha ringraziato nuovamente i soccorritori e la popolazione locale.
Giovedì la procura di Duesseldorf aveva reso noto di aver trovato, su un Ipad di Lubitz, tracce di ricerche internet che risalgono al periodo immediatamente precedente alla strage delle Alpi e che riguardavano sia modi per suicidarsi sia dettagli sui sistemi di sicurezza delle porte delle cabine di pilotaggio. Ormai i dubbi su una discesa accidentale sono ridotti al lumicino; sin dall’esame della prima scatola nera, quella con le registrazioni audio, si sapeva che il copilota Germanwings aveva respirato fino all’ultimo istante, tranquillo. E non aveva mai risposto ai segnali di allarme degli enti di controllo che avevano visto la traiettoria anomala dell’aereo, né aveva mai lanciato un S.o.s.
Perquisiti gli studi medici
Sembra che gli inquirenti tedeschi abbiano inoltre perquisito «almeno cinque studi medici» dove Lubitz si sarebbe fatto visitare. Lo sostiene «Spiegel» nel nuovo numero che uscirà lunedì in edicola. Secondo fonti vicine alle indagini citate dal settimanale, il copilota avrebbe cercato neurologi e psichiatri. «Per essere un ragazzo giovane, ha consultato un numero sorprendente di medici» ha commentato una fonte.
Il ventisettenne aveva sofferto sei anni fa di manie suicide, hanno rivelato nei giorni scorsi i magistrati tedeschi. Lufthansa ha ammesso soltanto di essere stata messa al corrente, in quel periodo, che l’uomo della strage, allora allievo pilota, soffrisse di depressione. Ma l’amministratore delegato della compagnia, Cartsen Spohr, non ha specificato, finora, se era stata informata nello specifico che il pilota fosse affetto da manie suicide. La differenza non è minima, soprattutto ora che comincia il doloroso capitolo dei risarcimenti.