La Stampa 21.4.15
Il naufragio dei valori europei
di Bill Emmott
Può sembrare spietato descrivere la tragedia del barcone dei migranti come simbolica, dal momento che i corpi e le morti sono così reali. Tuttavia, a questo britannico filo-europeo, appare emblematica del modo in cui il vagheggiato approccio unitario e collettivo dell’Unione europea si sta traducendo in divisione, disillusione, risentimento e nel gioco dello scaricabarile.
Oltre queste divisioni, la trasformazione del Mediterraneo in un cimitero è anche un simbolo di impotenza, del fallimento dell’economia più grande del mondo, di un gruppo di Paesi tra i più ricchi e avanzati a livello globale ad agire con successo o almeno in modo efficace davanti all’instabilità e all’afflusso dei rifugiati nei propri territori.
Ma è anche un simbolo di ignoranza e mancanza di consapevolezza della visione d’insieme.
Tutti i Paesi dell’Ue hanno le proprie battaglie politiche nazionali sull’immigrazione. Così ognuno di essi sembra credere che la sua battaglia, i suoi problemi siano unici per difficoltà e gravità. Questo fornisce una scusa per ignorare i problemi degli altri e incolparli di non dare loro nessun aiuto.
Per citare alcuni esempi: la Germania è il Paese dell’Ue - in realtà, del mondo sviluppato - che raccoglie il maggior numero di rifugiati. Più di 100 mila si stabiliscono ogni anno in Germania. Questo ha provocato manifestazioni di piazza contro l’immigrazione. La Svezia riceve il maggior numero di rifugiati in proporzione alla sua popolazione (più di 80 mila l’anno scorso). Questo ha rafforzato il voto per il partito di destra dei Democratici svedesi alle elezioni generali dello scorso anno.
La Francia ha la popolazione musulmana più ampia dell’Unione europea e la paura o la rabbia per questo stato di cose danno impulso al Fronte Nazionale di Marine Le Pen. La Gran Bretagna ha registrato il più rapido aumento della popolazione tra i maggiori Paesi dell’Ue, grazie soprattutto all’immigrazione, e se ne avvantaggia l’UK Independence Party di Nigel Farage (anche se le cose non sembrano mettersi bene per lui alle elezioni del 7 maggio). E l’Italia e Malta sono in prima linea davanti al flusso di migranti attraverso il Mediterraneo, soprattutto dalla Libia, e si sentono particolarmente sotto assedio.
Tutto ciò dovrebbe suggerirci che nessuno è colpevole, ma tutti noi condividiamo la stessa, o una simile, serie di problemi: come regolare l’immigrazione clandestina, quanti rifugiati accogliere, come trovare il modo di integrare chi resta nella società, come affrontare i costi pubblici di questa integrazione, come affrontare le rimostranze dei cittadini che temono che i migranti stiano sottraendo loro il denaro o il lavoro.
Ecco perché è una follia non avere un approccio pienamente europeo, che tenga insieme tutti gli aspetti della questione migratoria, soprattutto ora che si stanno intensificando i flussi migratori dal Nord Africa e dal Medio Oriente.
Invece, gli europei stanno collaborando solo su singole problematiche e questo in genere significa troppi pochi soldi e troppa poca energia, come dimostrano Mare Nostrum e il suo successore Triton, e sempre maggior divisione.
Una collaborazione più piena e coerente dovrebbe unire i temi dei controlli di polizia, del trattamento, dell’integrazione e della persuasione sotto lo stesso tetto, in modo che tutti i Paesi della Ue possano prendervi parte e scambiare informazioni ed esperienze.
Siamo capaci di cooperare e coordinarci quando inviamo le nostre marine a combattere i pirati nell’Oceano Indiano, quindi perché non possiamo fare lo stesso nel nostro mare, il Mediterraneo, e ai nostri confini orientali attraversati dai rifugiati siriani? Potremmo, ma per rendere la decisione politicamente praticabile avremmo bisogno di un approccio condiviso per decidere quali migranti possano restare e dove possano essere autorizzati ad andare.
Poi abbiamo bisogno di approcci condivisi su come integrare gli immigrati, che nell’immediato significa un approccio comunitario sui costi del welfare e sui diritti. Che renderebbe più facile convincere il pubblico in tutti i nostri Paesi che ciò che sta accadendo è giusto, riducendo la diffidenza e gli scaricabarile.
Eppure, come l’ultima tragedia ha dimostrato, siamo lontani, molto lontani da questo punto. I valori europei stanno affondando.
Traduzione di Carla Reschia