venerdì 17 aprile 2015

La Stampa 17.4.15
Il momento della scelta tra barbarie e umanità
L’inverno del 1944 fu il più duro per gli antifascisti ma la popolazione li sostenne
di Giovanni De Luna


Nel 1944 Angelo Del Boca aveva 19 anni ed era stato arruolato nell’esercito della Rsi, alpino della Divisione «Monterosa». Dopo un duro addestramento in Germania, era tornato in Italia dislocato con il suo reparto sull’Appennino emiliano, in una zona dove, per un breve periodo, nacque una Repubblica partigiana con capitale Bobbio.
Coinvolto in una spietata guerra civile, disgustato dalle efferatezze dei suoi camerati, decise di disertare. Fu una scelta consapevole; invece di buttare la divisa e tornare a casa, organizzò il passaggio ai partigiani con dieci suoi commilitoni, portandosi dietro tutte le armi e l’equipaggiamento possibile. E per questo fu condannato a morte dal Tribunale Militare della Rsi.
Il Diario che ora viene pubblicato insiste proprio su questa vicenda. Siamo nell’inverno 1944, il più duro per la Resistenza, quando, dopo il «proclama Alexander», le operazioni militari degli Alleati sulla «linea gotica» avevano subito una brusca battuta d’arresto e i partigiani furono lasciati soli nel fronteggiare l’aggressività dei nazifascisti. Con una scrittura avvincente Del Boca ci restituisce insieme lo scoramento di quei momenti vissuti in un paesaggio aspro e desolato e gli umori di una popolazione affollata di naufraghi e spettatori, ma anche attraversata da un rapporto di profonda empatia e solidarietà con i partigiani.
Nella Rsi ci si sentiva stranieri in patria: «più lontani e più isolati che nelle terre inospitali della Croazia e della Slovenia», scrive Del Boca. Un sentimento che è alla radice di comportamenti altrimenti inspiegabili: il surplus di ferocia nei confronti della popolazione civile, il saccheggio delle case, le liti furibonde per la spartizione del bottino. Eravamo «una lercia torma di lanzichenecchi». E ancora: «Ho lasciato degli assassini; se questi altri fossero della medesima specie, mi ritirerò presso qualche contadino a custodire mucche».
Sì, perché, per qualche giorno, Del Boca non fu più un repubblichino, ma non divenne subito partigiano, accolto anzi con diffidenza dai nuovi compagni. In quella «terra di nessuno» ebbe modo di riflettere sul suo passaggio di campo. Il timore era che i partigiani fossero «come gli altri».
Ma i partigiani «non erano come gli altri». Del Boca ne scruta i comportamenti, ne esplora le motivazioni e, entrando nelle loro file, alla fine si sente rinascere, attribuendo alla sua partecipazione alla lotta armata i tratti di una sorta di rifondazione esistenziale. Oggi, con il suo Diario, ci fa capire come la Resistenza sia nata da una scelta: ci fu chi si rintanò nell’attesa che «passasse la nottata»; altri - protetti dalle armi naziste - si schierarono con Salò, in difesa di una dittatura al tramonto; altri ancora scelsero in modo opposto, interpretando la lotta partigiana come la fine di una stagione di carestia morale e di avvelenamento delle coscienze.