lunedì 13 aprile 2015

La Stampa 13.4.15
Nigeria, le 200 studentesse rapite
“Uccise e gettate in fosse comuni”
Un anno fa l’attacco dei Boko Haram: cercavano cristiane
di Francesca Paci


Un anno fa, dopo essersi affiliati ideologicamente allo Stato Islamico, i killer del gruppo qaedista nigeriano Boko Haram, noti come i taleban d’Africa, firmarono la propria escalation sanguinaria rapendo 275 studentesse della scuola secondaria di Chibok, villaggio dello stato settentrionale di Borno. Era la notte del 14 aprile e 7 pick-up Toyota irruppero nel dormitorio per portare via le ragazze. Cercavano cristiane da convertire o ridurre in schiavitù, come avrebbero dichiarato in seguito. Alcune riuscirono a scappare ma da allora, nonostante la campagna internazionale sponsorizzata tra gli altri dal premio Nobel Malala Yousafzai e da Michelle Obama, mancano all’appello 232 ragazze, 156 avevano al collo il crocifisso.
«Sono state uccise»
Dove sono oggi quelle studentesse che commossero il mondo fino ad accendere i riflettori sulla guerra di Boko Haram alla Nigeria cristiana e alla cultura occidentale costata già oltre 18 mila morti e 1,5 milione di rifugiati? Giorni fa l’ufficiale dell’Unhcr Raad Zeid al Hussein parlò d’una fossa comune nella Bama appena riconquistata dai governativi in cui tra i numerosi corpi femminili potrebbero esserci le ragazze, uccise da Boko Haram in ritirata. I genitori tacciono e pregano. Cristian Nani, direttore di Porte Aperte/Open Doors, l’associazione che si occupa della persecuzione dei cristiani, mantiene cautela e riserbo: «Sappiamo che almeno 550 donne sono state uccise a Bama oltre a un certo numero di uomini. Un massacro imponente che segna l’escalation di violenza nella strategia dei Boko Haram. Circolano voci che tra le donne ci siano anche le ragazze di Chibok. Tuttavia, secondo i nostri collaboratori in loco, non esistono a oggi prove concrete a favore di questa tesi. Sappiamo che a sostenerlo sono fonti credibili, ma non vi sono evidenze al momento».
La Nigeria come il mondo
La mattanza in corso in Nigeria, dove alle spalle dei taleban d’Africa c’è lo scontro tra il nord musulmano e agricolo e il sud cristiano e commerciale, è una delle linee-guida dell’offensiva globale contro le chiese, simbolo d’un Occidente bianco mai stato così poco centrale, ma alla resa dei conti con la Storia (il 2014 è stato drammatico con almeno 4334 persone ammazzate perché cristiane).
I genitori morti di stress
A un anno da Chibok, le studentesse rapite diventano l’icona dell’escalation in cui Boko Haram, lo Stato Islamico, gli Shaabab somali e gli jihadisti di Libia e Sinai si rimpallano il maggior massacro di civili, meglio se cristiani (come nel caso della selezione su base religiosa dei terroristi della scuola di Garissa, Kenya). Secondo un nuovo report di Porte Aperte/Open Doors le 232 ragazze di Chibok mancanti hanno subito abusi fisici e psichici (2 mesi fa Boko Haram diffuse la notizia che fossero ormai tutte musulmane devote pronte a sgozzare padri e madri), non sono riuscite a fuggire, almeno una ventina di loro genitori sono morti di stress dopo il sequestro. Non si sa molto di più tranne che non è stato pagato riscatto e che potrebbero essere state uccise (o portate in Niger). Ma nella Nigeria 10a classificata nella lista nera dei Paesi nemici dei cristiani (col massimo punteggio per le violenze) l’80% delle donne di Borno e Yobe intervistate nel rapporto «Boko Haram and Gender-Based Violence against Christian Women and Children in North-Eastern Nigeria» si dice vittima di stupri, rapimenti e conversioni forzate.