La Stampa 13.4.15
La Turchia insorge: “Parole inaccettabili”
Richiamato l’ambasciatore. La nuova spinta nazionalista favorirà Erdogan alle politiche di giugno
di Marta Ottaviani
È una reazione dura e compatta quella della Turchia alle parole di Papa Francesco su quello che nella Mezzaluna chiamano l’Ermeni Soykırım Iddiaları, il cosiddetto genocidio armeno. Il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, ha bollato le dichiarazioni del Pontefice come «inaccettabili». Mehmet Pacaçi, Ambasciatore di Turchia presso la Santa Sede, è stato richiamato ad Ankara per consultazioni, dopo che, già nella giornata di ieri, il Nunzio Apostolico, Monsignor Antonio Lucibello, era stato convocato al ministero degli Esteri della Mezzaluna. Il rappresentante diplomatico del Vaticano ha parlato di «autorità profondamente dispiaciute e irritate». I siti internet dicono che la risposta di Ankara è appena iniziata e che nei prossimi giorni potrebbero arrivare nuovi segnali.
La rabbia
A giudicare dai toni della Mezzaluna c’è da crederci. Già dalla prima mattina di ieri i quotidiani locali parlavano di «risposta secca» da parte del governo turco. Il quotidiano Hurriyet ha anche rivelato che nei giorni scorsi Paçaci, parlando con alcuni giornalisti turchi in Italia, aveva detto che non si aspettava da parte del Papa riferimenti diretti al genocidio. Le parole di Francesco, quindi, sono arrivate come una doccia gelata, dopo che la sua visita nel Paese, lo scorso novembre, era stata presentata al popolo turco come un grande successo del Presidente Recep Tayyip Erdogan. Anche i social network si sono scatenati e non sono mancati attacchi al Pontefice, accusato di essere un bugiardo e di aver compiuto con le sue parole un passo indietro, allontanandosi dalla pace.
Le dichiarazioni
Il comunicato diramato nella serata di ieri dal ministero degli Esteri è molto duro. Le parole del Capo della Chiesa Cattolica vengono giudicate «lontane dalla realtà legale e storica». Non solo. Papa Francesco viene chiaramente accusato di avere ignorato le sofferenze patite da turchi e musulmani durante gli avvenimenti del 1915, quando, secondo la versione di Ankara, almeno mezzo milione di persone fu ucciso dagli armeni, praticamente un genocidio al contrario. Il Pontefice avrebbe fatto un uso politico degli avvenimenti e con le sue parole si sarebbe allontanato da quel messaggio di pace e fratellanza che aveva lanciato durante il suo viaggio nel Paese della Mezzaluna.
Le elezioni
E mentre Papa Francesco è sotto attacco, in Turchia tutti gli stanno contrapponendo le condoglianze di Erdogan, fatte agli Armeni in occasione dell’anniversario del genocidio dello scorso anno, nelle quali l’allora premier invitava a lavorare per un futuro di pace condiviso, dove però il riconoscimento del massacro unilaterale da parte della Turchia non era contemplato. Un improbabile scambio di ruoli: Erdogan difensore della Pace e il Papa che alimenta divisioni. Gli analisti credono che il governo e il Presidente useranno questo forte motivo nazionalista per risalire nei sondaggi in vista del voto politico del 7 giugno e che la reazione al Vaticano andrebbe letta anche in quest’ottica.