lunedì 13 aprile 2015

La Stampa 13.4.15
Il Pd e l’Italicum arma bifronte
“Così può saldare tutti gli antirenzisti”
Nei sondaggi partito alto, fiducia nel premier bassa Italia polarizzata, un terzo lo ama molto, due terzi lo odiano
Nel dilagare del renzismo, l’Italicum polarizza e offre una paradossale arma proprio a tutti gli antirenzisti
di Jacopo Iacoboni


Quanto piace Renzi agli italiani a cui piace? Tanto; dopo un anno di governo il suo Pd perde qualche piccola quota di voti (secondo Ixè lo 0,8%), ma resta pur sempre alto (al 37,6%). Quanto non piace invece Renzi a tutti gli altri italiani? Tanto. Tantissimo. La fiducia nel suo governo è a livelli piuttosto basi (intorno al 32%, e anche quella personale è bassina, per un premier, il 39%). Questo, con l’Italicum e un ballottaggio possibile sullo sfondo, pone un tema interessante.
Provate infatti a seguire la suggestione che ci è stata girata da dentro il Pd, da una donna che non ama l’Italicum ma è molto tenacemente legata all’idea di un partito democratico: «La realtà è che l’Italicum configura una situazione pericolosa, persino per Renzi: salda tutta l’antipolitica, diciamo così, contro Renzi. Avete notato che, sotto sotto, anche nel M5S la legge elettorale non è poi così odiata?». Se Renzi sta assumendo nell’immaginario collettivo una posizione affine a quella che aveva Berlusconi (il che non vuol dire che i due si somiglino), allora un’eventualità concreta, con l’Italicum, è una sfida finale: tutto il renzismo da una parte, contro tutto l’antirenzismo dall’altra. E qui, qualche problema anche un fan del renzismo potrebbe intravedere.
Il distacco tra Pd e gli altri è enorme, in questo momento; ma il secondo turno azzera tutto, e allora bisogna riflettere sugli scenari possibili. Il Movimento cinque stelle, la seconda forza politica, per Ixè resta abbastanza alto (al 19%, in lieve risalita negli ultimi giorni). Tra l’altro, secondo i suggerimenti di Swg, potrebbe toccare doppia quota nelle principali città, e in sostanza avvicinare la sua percentuale nazionale (il suo voto d’opinione) a quella locale (nelle quali è stato in questi anni sempre molto più basso, a volte inesistente). Il che è comunque sorprendente, visto quanto poco hanno inciso nel gioco politico. Forza Italia (stabile al 13,5) e la tanto decantata Lega di Salvini (inchiodata al 13) potrebbero essere secondi solo se si alleassero (il premio dell’Italicum è alla lista, non alla coalizione): eventualità da costruire ancora. Ma in ogni caso, facciamo una simulazione: Renzi primo con distacco, al secondo posto Di Maio o Salvini. Questo è. A quel punto possono succedere diverse cose.
L’astensione di elettori democratici può alzarsi ulteriormente,ovvio. Può poi succedere che tutti gli altri, quelli a cui non piace Renzi, si turino il naso e votino per l’altro, chiunque sia. Le zone di tangenza elettorali tra Lega e M5s esistono palesemente. Ma non è neanche inconcepibile che quella parte di elettorato di Forza Italia che non è salito sul carro del rottamatore (diciamo quell’elettorato incarnato da posizioni alla Brunetta, o alla Tremonti) finisca al secondo turno per votare «contro», non «a favore»: la dinamica che - per capirci - ha fatto vincere Pizzarotti a Parma. Gli ultimi dati di Swg confermano (anche se danno il Pd un po’ più alto, ma comunque al 39,4).
In altre parole: Renzi può tentare una vittoria al primo turno e un mega-referendum su se stesso; ma i referendum sono anche quelli di tutti quello che ti odiano. E qui l’effetto sicuro dell’Italicum è polarizzare tutto il renzismo contro tutto l’antirenzismo.
«La solitudine del Capo», la formula usata da Fabio Bordignon, «può apparire una risorsa, per Renzi», osserva Ilvo Diamanti. Ma anche essere una temibile trappola. Condurre dritti dentro la logica povera e rischiosa del «o con me o contro di me».