Il Sole Domenica 26.4.15
Calamandrei (1889 - 1956)
Le Memorie di Piero
Attraverso il Diario del giurista, scritto tra il 1939 e il 1945, si respirano il clima e la quotidianità di quegli anni
di Piero Calamandrei
23 novembre 1939
Mentre a Praga si fucilano gli studenti che difendono la libertà della loro patria, gli studenti italiani non hanno un moto di sdegno, un battito di sensibilità. La terribile forza di questo regime mussoliniano è proprio questo: di insegnare ai giovani che la vigliaccheria, il cinismo, il «realismo» sono puri e nobili sentimenti che dimostrano la nostra superiorità sul mondo: nessuna dottrina si impara più facilmente di quella che pone come supremo canone politico di fare il proprio comodo e di fregarsene di tutto e di tutti, a partire dai propri genitori. Faccio il mio comodo, penso alla salute, e me ne frego dell’onestà: programma del tempo di Mussolini.
10 giugno 1940 (Poveromo)
Questi giorni passano come un uragano. La vita non ha più gli stessi significati, lo stesso colore: tutto vive in una atmosfera di disperato sogno. Dove andiamo? Che sarà di noi? Si aspetta di ora in ora l’entrata in guerra dell’Italia: perché? Contro chi? In Francia l’offensiva tedesca, due milioni contro tutta la Francia, e «all’ultimo quarto d’ora». Non si dorme più, non si vive più. Questa calma marina è insopportabile: fuggire, gettar via questa oppressione, quest’asma psichica. Il colonnello Capizzi sabato mi telefonò di tenermi pronto per partire col Corpo d’Armata che va... dove? «destinazione né oltre mare né oltre confine». In Piemonte? Contro la Francia? Ieri domenica dallo Studio Ronchi mi ha telefonato che mi è giunta la cartolina: presentarmi subito, in ogni modo non oltre il 12. Dove andrò? A che fare? Penso al convento, alla solitudine, alle isole dei mari australi, al centro dell’Africa: fuggire tra i cannibali da questo mostruoso maglio della civiltà in armi. Come posso fare a segnare qui, ancora, i piccoli episodi di questa vita di attesa? Cicognani che dice che i fascisti fiorentini lo voglion cazzottare perché dà del lei, lui inventore del voi: un facchino alla stazione di Massa che dice: hai sentito, hanno bombardato Parigi: speriamo bombardino Madrid... noo, Londra! All’Adelchi una signora dietro a me, quando vede fuggire i Longobardi: «par d’essere a Parigi... Ci vorrebbe Hitler». A Genova, sotto i portici del teatro Carlo Felice, caricature a mano contro gli inglesi: un soldato inglese dentro uno sciacquone «all’inglese»... Dio mio, non si resiste più: durare anni in questo tormento? Alfredo Niccoli è diminuito sei chili in venti giorni. Stasera andrò a presentarmi al Comando, mi ordinerò la divisa: andrò a fare il giudice al tr[ibunale] militare: condannerò a morte i soldati che non vogliono marciare contro la Francia. Disorganizzazione militare assoluta: richiamati senza mangiare. Dice al Bonasperi un cliente di Pistoia: «non si capisce: passano treni di soldati in su e in giù: quelli di su li mandano in giù e viceversa». Dice la signora Dolcini, mia cliente: «Ho fede in M[ussolini]: deve capire che se la guerra andasse male tutto ricadrebbe su di lui. È vero però che egli ha imparato a andare in aereoplano...». Badoglio ha preso in affitto un quartiere a Viareggio! Dunque la guerra non c’è. Badoglio ha detto a chi gli chiedeva se si faceva la guerra: «Con che?». Ma intanto le navi italiane hanno avuto l’ordine di rientrare: e mille altri segni si susseguono. Forse stasera M[ussolini] parlerà: Hess è a Roma. Forse per eliminare dal mondo la guerra bisogna cominciare col fare un impero sotto la dominazione di uno solo? Il sogno di Dante.
24 novembre 1940
Raccontano che il 28 ottobre, quando H[itler] e M[ussolini] vennero qui, dalla stessa automobile col gesto salutarono intorno la folla. Ma mentre il braccio di M[ussolini] era quasi verticale e pareva indicare verso il sommo dei palazzi, quello di H[itler] era volto quasi verso terra, meno che orizzontale. Commenta uno spettatore: «M[ussolini] gli dice: vedi ho fatto restaurare le facciate! Ma H[itler] risponde: Macché, tu non hai fatto altro che ritingere gli zoccoli (e lui se ne intende, perché gli era verniciatore)»!
Corre voce che in seguito all’ultimo discorso di M[ussolini] sono ricominciate le purghe e le bastonature.
Stralci tratti da Piero Calamandrei, Diario 1939-1945, introduzione di Mario Isnenghi, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, (1939-1941 vol. I, pagg. 494; 1942-1945 vol. II, pagg. 620), € 28,00, in vendita anche su www.storiaeletteratura.it